Cosa succede quando la bicicletta da "ferro del mestiere" torna ad essere lo strumento che tutti noi conosciamo, cioè divertimento e svago?
Matteo Montaguti ha interrotto la sua carriera da professionista lo scorso anno (ricordate la sua lettera?) e ora si trova a pedalare con altri scopi, altri orizzonti e altre sensazioni.
Ovvero, una dieta, degli orari, delle velocità e degli obiettivi diversi rispetto a quando pedalava per mestiere.
Ben tornato fra noi ciclisti della domenica, Matteo!
SL
Cara bici, da quando ho staccato l’ultimo numero dalla schiena ho scoperto che sono diventato allergico agli spazi chiusi (complice il lockdown) e mi piacciono le sedie non troppo comode...
Mi spiego meglio: amo stare all’aperto e seduto in sella alla mia bici...
Amo il ritmo lento delle due ruote quando affronto una salita che di solito percorrevo ai 25 kmh.
Amo il paesaggio magnifico delle colline romagnole, che prima ammiravo più spesso sui social network piuttosto che dal vivo.
1 - Passione, sport all’aria aperta, il ciclista lento
Ora posso anche fermarmi in cima senza prendere freddo, perché pedalare con calma non mi fa sudare come prima!
Poi in discesa lo spirito agonistico, fatto di velocità e di adrenalina, fa di me un “rider” come in passato, solo con qualche chiletto in più, che tra l’altro mi aiuta su questo terreno ?.
In me è nata la voglia di esplorare nuove strade, nuovi itinerari, non sempre più duri o più lunghi di prima, ma senz’altro avventurosi e sconosciuti rispetto ai soliti percorsi d’allenamento dei miei ultimi anni da pro'.
La possibilità di utilizzare bici diverse, non sempre quella da corsa, mi rende felice come un bambino che rispolvera un vecchio gioco che non usava da tempo.
2 - EsploraZIONE, multidisciplinarietà e tecnologia
Ormai non conto più le mie uscite, ma la qualità e diversità che le contraddistingue.
Per questo a volte mi perdo, perché da Pro' mi allenavo quasi sempre sulle stesse strade, da un lato all’altro di ogni salita conosciuta, e perciò il mio orientamento non è infallibile...
A questo proposito utilizzo tantissimo la tecnologia, che prima era limitata a cardiofrequenzimetro e sensore di potenza, mentre ora utilizzo il gps e le mappe per programmare le mie uscite e non oltrepassare la mia esigua resistenza.
Questo limbo tra l’essere in parte ancora un atleta e in parte una persona normale è il momento migliore per capire i propri limiti, prima che questi si presentino, usando l’esperienza dell’atleta e la paura di non farcela della persona poco allenata.
3 - Il contachilometri che non conta i km, ma il tempo in cui
siamo liberi
Il contachilometri per esempio non è più il mio strumento di misurazione della distanza, ma piuttosto del tempo trascorso fuori da luoghi chiusi, come la casa o l’ambiente di lavoro.
Per questo ha cambiato connotazione: da crudele contachilometri a piacevole dispensatore di libertà!
Una volta rientrato a casa poi, è cambiato poco, questo perché mia moglie, dopo 12 anni di convivenza con un ciclista professionista sempre a stecchetto, si è abituata a cucinare genuino e sano.
Il mio fisico la ringrazia, ed è grazie anche ai miei grandi maestri di vita e di sport che ho uno stile di vita da “sportivo” di cui vado orgoglioso.
Forse non tutti mi crederanno, ma nella mia carriera non ho mai rinunciato ad un bicchiere di vino o di birra e a qualche dolcetto, anche prima delle gare, se necessario alla mia motivazione.
Ma ho anche imparato a tenere a bada le mie voglie e a fare solo ciò che mi rende davvero felice e performante.
4 - La dieta no, lo stile di vita da sportivo sì.
Detto ciò, ora il mio stile di vita mi permette di essere in forma e godermi i piaceri della vita, compreso quello di non contare quanti grammi di pasta mangiare oppure quante calorie devo assumere in una giornata, ma vi garantisco che le buone abitudini da sportivo danno ancora i loro frutti quando spingo su quei pedali.
Qualcuno di voi si starà chiedendo cosa faccio di bello ora che non sono più un atleta, ora che non appaio nelle trasmissioni sportive con la mia espressione classica, con i denti stretti e la lingua in mezzo, tipica di quando ero “a bloquer” (come dicevano i miei compagni francesi).
Ebbene, la mia lingua sta meglio e cerco di condividere la mia esperienza sportiva con il mondo del lavoro, che sembra essere sempre più legato allo sport come strumento di aggregazione e di sviluppo motivazionale per ognuno di noi.
5 - Il laboratorio di idee
Personalmente, non so se vi è mai capitato, quando esco con la mia bici, in tranquillità, solo o con altri, viaggio con la fantasia libero da altri pensieri, come se fossi all’interno del mio “laboratorio di idee” itinerante.
Così macino chilometri, percorro sentieri, scollino salite immaginando il mio futuro e condividendo le mie idee con chi, come me, ha fatto dello sport una ragione di vita.
Per questo motivo il mio futuro sarà legato allo sport e al ciclismo, quello giovanile, agonistico e cicloturistico.
Per dare continuità a questo settore e soprattutto linfa a questa passione che mi ha contagiato ormai da più di 30 anni!
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Sull'autore
Matteo Montaguti
Ho sempre avuto due priorità nella mia vita: la prima è la famiglia, la seconda la bicicletta. Il ciclismo agonistico fa parte di me da più di 30 anni. Ho iniziato all'età di 6 anni, fino al 2019, anno in cui ho terminato la mia carriera da professionista lunga 12 stagioni. Ho sempre condiviso con la mia famiglia la passione per lo sport, i sacrifici e le vittorie, anche nei momenti difficili mi spingevano verso nuovi obiettivi. Ecco perché dopo tanti anni sono ancora qui a parlare di biciclette e di ciò che mi rende felice.