Era il 2009 quando Shimano lanciò il gruppo Dura Ace 7970 con tecnologia Di2, ovvero il primo cambio elettronico.
Si trattava dell’evoluzione della serie 7900, presentata nel 2008, in cui cambio e deragliatore non erano più azionati dal classico cavo meccanico, ma tramite un impulso elettrico.
Una vera rivoluzione, che come spesso è accaduto per le grandi novità, fu vista con un certo scetticismo da un ambiente tradizionalista come quello del ciclismo.
Anche perché, a onor del vero, qualche anno prima un esperimento simile era stato tentato da Mavic, con esito fallimentare…
Oggi sappiamo tutti come è andata a finire, cioè che i nuovi gruppi Ultegra e Dura Ace a 12 velocità non sono più disponibili in versione meccanica, ma solo in quella Di2.
La sigla Di2 sta per Digital Integrated Intelligence e quel primo cambio elettronico fu introdotto da Shimano con l’obiettivo di rendere la cambiata più veloce e precisa, senza dover fare alcuno sforzo, anche in condizioni estreme.
Per i puristi era quasi una bestemmia, ma gradualmente quasi tutti i professionisti iniziarono ad usarlo (e a non poterne più fare a meno), fugando i dubbi sull’affidabilità e sdoganandolo anche tra gli amatori.
L’unico limite, a quel tempo come oggi (purtroppo) era rappresentato dal prezzo.
Il Di2, infatti, aveva un costo ben superiore alla stessa versione meccanica.
Il primo sistema Di2 era completamente cablato (l’impulso wireless avrebbe consumato la batteria troppo velocemente), ma il meccanismo di funzionamento non era troppo diverso dall’attuale.
Una centralina esterna gestiva l’impulso generato dai pulsanti posti sui comandi (che sostituivano le classiche leve meccaniche) e azionava cambio e deragliatore.
Il tutto era alimentato tramite una batteria.
Le differenze, però, erano notevoli, soprattutto dal punto di vista della praticità e dell’estetica.
Nel 2009 non c’erano telai predisposti in modo specifico per l’utilizzo del cambio Di2 e così i cablaggi dovevano essere fissati esternamente, con una resa estetica discutibile. Shimano si auspicava che i produttori di bici ben presto avrebbero messo in produzione telai dedicati ed in effetti così fu.
La batteria era di dimensioni decisamente superiori a quella attuale e doveva essere posizionata all’esterno del telaio, in genere sotto un portaborraccia o sotto il movimento centrale.
Anche i motorini che azionavano cambio e deragliatore erano più grandi di quelli moderni e dunque l’estetica dei componenti non era altrettanto accattivante.
La funzionalità, però, era eccezionale.
La velocità di cambiata non era paragonabile a quella dei gruppi più recenti, ma molto superiore rispetto al cambio meccanico. A fare la differenza, inoltre, era la potenza: con l'elettronico si poteva cambiare e deragliare anche sotto sforzo, in situazioni e condizioni che fino a quel momento erano impensabili.
Quel primo cambio elettronico rilanciava anche il Flight Deck (foto in basso), una novità che all’epoca non riscosse un grande successo, ma che rappresentò il precursore dei moderni device.
Si trattava di un ciclocomputer capace di comunicare con i comandi elettronici e che, dunque, oltre alle funzioni tradizionali (velocità, cadenza, cardio, ecc), per la prima volta permetteva di osservare in tempo reale sul display il rapporto utilizzato.
Oggi appare una cosa semplice e banale, ma allora non era di certo così.
Da quel lontano 2009 gli aggiornamenti sono stati numerosi, finalizzati a migliorare e semplificare la funzionalità e a ridurre le dimensioni dei componenti.
L’ultima evoluzione è stata presentata da Shimano solo poche settimane fa, segnando la fine dell’era meccanica per i gruppi al top della gamma.
A questo proposito, in basso trovate tutte le info sui nuovi Dura Ace e Ultegra Di2 a 12 velocità.
Per maggiori informazioni: shimano.com/en/100th/
QUI, invece, gli altri articoli finora realizzati in occasione dei 100 anni di Shimano.
Nuovo Shimano Dura Ace 9200: la rivoluzione va oltre i 12 rapporti
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