Tacchette molto arretrate: moda o c’è dell’altro?

Nicola Checcarelli
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Tacchette molto arretrate: moda o c’è dell’altro?

Nicola Checcarelli
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Nell’ultimo periodo stiamo vedendo sempre più ciclisti, anche di alto livello, utilizzare tacchette molto arretrate sotto le scarpe da bici. 
E’ una tendenza che interessa un po’ tutte le discipline, ma in particolare le crono e il triathlon. Alcuni brand hanno addirittura riposizionato i fori sotto le suole delle scarpe poiché ritengono che una tacchetta più arretrata contribuisca ad una pedalata più efficiente.

Tacchetta più arretrata vuol dire pedalare più “di pianta”. Ma si tratta di una moda passeggera o dietro ci sono dei vantaggi concreti, come per l’uso delle pedivelle corte?

Partendo dal presupposto che quando si parla di biomeccanica non c’è una regola che va bene per tutti e che ogni ciclista andrebbe valutato in modo specifico, abbiamo affrontato il tema delle tacchette molto arretrate con Massimo Iafisco, (foto in basso), biomeccanico e titolare dei centri imfit.

- Quali sono i potenziali vantaggi di usare una tacchetta più arretrata “del normale” e perché questa soluzione è molto diffusa nel triathlon?

- Nel triathlon il vantaggio principale è legato ad un minore affaticamento del polpaccio e della catena posteriore, con conseguenti vantaggi nella successiva fase di corsa.
Inoltre, permette una migliore stabilizzazione del gastrocnemio e del soleo, molto importante perché stabilizza la forza di spinta sul pedale e questo è utile non solo nel triathlon.

Infine, una tacchetta leggermente più arretrata ottimizza la spinta propulsiva, poiché evita che la caviglia vada in dorsiflessione (pedalata con tallone verso il basso, ndr). Quando la caviglia va in dorsiflessione, di norma, è come se si frenasse l’azione di pedalata, rendendola meno efficiente.
Chiaramente questi possibili vantaggi vanno analizzati caso per caso, evitando eccessi.

- A tal proposito, un eccessivo arretramento della tacchetta quali rischi comporta?

- Diciamo che un posizionamento standard prevede che l’asse del pedale si trovi tra il primo e il quinto metatarso del piede, anche se ogni atleta andrebbe valutato singolarmente, analizzando la dinamica di pedalata, le caratteristiche del piede, il modo in cui cammina.

Gli atleti di alto livello che utilizzano tacchette molto arretrate difficilmente vanno con l’asse del pedale oltre la quinta testa metatarsale. Estremizzare ancora di più la posizione della tacchetta, a parte casi eccezionali, ha poco senso. 

In primo luogo può causare una perdita di forza, poiché la spinta propulsiva diventa troppo arretrata. 
Inoltre, tacchette molto arretrate, troppo arretrate, possono provocare dei dolori nella zona navicolare, con potenziali fasciti, specie se il ciclista non ha un arco plantare ben accentuato e stabilizzato.
In linea generale gli eccessi non sono mai utili…

- Una tacchetta più arretrata può rappresentare una soluzione per alcuni problemi specifici?

- E’ sempre difficile generalizzare, ma può essere di aiuto per i problemi di addormentamento del piede. In particolare quando siamo in presenza del Neuroma di Morton, una patologia a carico dei nervi che rappresenta una causa molto frequente di addormentamento, formicolio o dolore alla pianta del piede.
E’ una soluzione da valutare anche per chi ha fastidi al tendine di Achille e alla catena muscolare posteriore.

- Arretrando la tacchetta, andrebbero modificati anche arretramento e altezza sella?

- E’ ovvio che modificare la posizione della tacchetta richiede aggiustamenti sulla posizione complessiva. In linea generale serve avanzare e abbassare la sella. Un’ulteriore modifica potrebbe riguardare l’accorciamento della pedivella, ma sono tutte valutazioni che vanno fatte analizzando la dinamica di pedalata.

QUI trovate tutti i nostri contenuti relativi alla biomeccanica, mentre in basso un articolo su come è cambiata la filosofia di posizionamento in sella nel corso degli anni:

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Sull'autore
Nicola Checcarelli

Passione infinita per la bici da strada. Il nostro claim rappresenta perfettamente il mio amore per le due ruote e, in particolare, per la bici da corsa. Ho iniziato a pedalare da bambino e non ho più smesso. Ho avuto la fortuna di fare della bici il mio lavoro, ricoprendo vari ruoli in testate di settore, in Regione Umbria per la promozione del turismo in bici, in negozi specializzati. Con BiciDaStrada.it voglio trasmettervi tutta la mia passione per le due ruote.

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