A tu per tu con Gianni Vermeersh. Il futuro del gravel, i regolamenti e le spallate con VdP...
Giovanni Bettini
A tu per tu con Gianni Vermeersh. Il futuro del gravel, i regolamenti e le spallate con VdP...
Giovanni Bettini
9 ottobre 2022. Tra Vicenza e Cittadella (Pd) va in scena il primo Campionato del Mondo Gravel. A vincere è il belga Gianni Vermeersh (Alpecin-Deceuninck, foto sotto), 29 anni da Roeselare.
Il ciclismo?
Una passione di famiglia.
Il padre Stefaan è arrivato alla soglie del professionismo: vanta oltre 220 vittorie in carriera ed è tifoso di Bugno.
Quando il 19 novembre 1992 nasce il suo bimbo, a poco più di due mesi dal bis iridato di Benidorm (Spagna), Stefaan non ha alcun dubbio sulla scelta del nome.
Il piccolo Gianni cresce in bicicletta.
Si innamora del ciclocross poi passa alla strada. Lungo il percorso incontra (e si scontra) con Mathieu Van der Poel fino a condividere la stessa maglia, i ritiri, la camera e tutti i successi più importanti del campione olandese.
Gianni Bugno, Benidorm, 6 settembre 1992.
Gianni Vermeersch, Cittadella (Pd), 9 ottobre 2022.
A trent'anni di distanza il cerchio si chiude. Di mezzo c'è sempre l'iride. Gravel questa volta.
Abbiamo incontrato il primo Campione del Mondo di questa disciplina-simbolo di un ciclismo nuovo, inedito e per certi aspetti ancora da definire.
- Gianni, che tipo di ciclista sei?
- Mi definisco un corridore polivalente. Strada, ciclocross ed ora il gravel. A livello tecnico posso "sopravvivere" ad una salita impegnativa, ma non sono uno scalatore. Sono veloce, ma non ho lo spunto per vincere le volate di gruppo. Il ciclocross mi ha dato l'esplosività e la capacità di saper guidare la bici in ogni condizione. Qualità che diventano preziose durante le Classiche del Nord (7° al Giro delle Fiandre e 15° alla Parigi-Roubaix 2021, ndr).
- È cambiato qualcosa nella tua testa e nelle tue gambe dopo il Mondiale Gravel?
- No, se non la voglia di conquistare qualche altro risultato di rilievo magari su strada. Una tappa in un Grande Giro, chissà...
- Com'è il tuo rapporto con Van der Poel? Sembrate molto affiatati, quasi "complici"...
- Mathieu non è solo un compagno di squadra è un amico. Ci frequentiamo anche al di fuori dalle corse. Lo conosco da più di dieci anni. Tra il 2011 ed il 2013 io ero alla BKCP-Powerplus, Mathieu nella formazione junior. Il suo talento era già cristallino. Siamo stati rivali poi ci siamo ritrovati nel 2017 così fino ad oggi. Ma non è sempre filato tutto liscio tra Van der Poel e Gianni Vermeersh.
- Cosa è successo?
- Mladá Boleslav (Repubblica Ceca), Campionato Europeo di Ciclocross 2013, categoria Under 23. Io faccio terzo, Mathieu conquista la medaglia d'argento. Nel finale siamo entrambi al limite, entriamo in contatto e lui è costretto a rallentare. Due mesi dopo, in occasione della prova di Coppa del Mondo di Roma, lui allarga il gomito in curva e mi spinge fuori dal tracciato. Mi lacero la spalla sinistra. Ho ancora la cicatrice (si alza la manica e sorride, ndr). In albergo discutiamo. Adesso invece ci scherziamo su. Da tre anni con Mathieu condividiamo un programma d'allenamento che prevede ritiri mirati per combinare l'attività su strada con il ciclocross.
- Questa intesa ha finito per giocare a tuo favore in occasione del Mondiale?
- Penso di sì. Mathieu era l'osservato speciale. Tutti correvano alla sua ruota. Ho agganciato Oss quando mancavano 128 km all'arrivo. Con Daniel viaggiavamo regolari mentre dietro Mathieu provava a chiudere il divario da solo con altri 16 corridori al seguito. Ad un certo punto ha mollato. Voleva risparmiare energie per il finale e così il distacco è andato oltre i 6'. Una circostanza favorevole...
- Hai staccato Oss quando mancavano otto chilometri all'arrivo su un tratto sterrato. Avevi paura di arrivare in volata?
- No, non era paura di perdere. Lo sterrato presentava un settore un po' più tecnico e così ho provato ad allungare. Il circuito attorno le mura di Cittadella era favorevole ad un ciclocrossista. Mi sentivo bene. Al mio posto.
- Cos'è il gravel per Gianni Vermeersh?
- Associo il gravel alla competizione anche se non avevo mai corso una gara gravel prima del Mondiale. Penso che la disciplina sia un mix tra Mtb e ciclocross con un'unica grande variante: la distanza. Il chilometraggio a mio avviso è la vera differenza e dovrebbe superare il tetto dei 200 km.
- Se il gravel associa la Mtb al ciclocross perché in occasione del Mondiale si sono viste molte bici da strada? C'è qualcosa da sistemare?
- È vero, il regolamento deve essere più chiaro. Domenica io stesso ho utilizzato una Ultimate CFR con coperture assimilabili a quelle da ciclocross (QUI tutti i dettagli). La Serenissima Gravel obbliga i ciclisti al via ad utilizzare una bici gravel: ecco il perché della Grizl. Gli ampi margini del regolamento ed il percorso veloce sono stati studiati, a mio avviso, per catturare l'attenzione di un ampio spettro di corridori attivi in tutte le principali discipline. Ho l'impressione che qualcosa cambierà prima del prossimo Mondiale.
- Un commento sul percorso del primo Campionato del Mondo Gravel...
- Alcuni colleghi attivi solo in quest'ambito si sono lamentati del tracciato: troppo veloce e scorrevole. Secondo me, invece, era ben disegnato nella prima parte con l'unica eccezione del tratto attorno alla città di Padova: noioso e "poco gravel".
L'ultima parte era impegnativa, ma non troppo. Tecnica al punto giusto.
- Cosa ti ha spinto a partecipare a questa prima rassegna iridata?
- Curiosità prima di tutto. Poi il fatto che in ballo c'era sempre e comunque una maglia arcobaleno in un disciplina che è presente e futuro del ciclismo.
- Perché uno stradista dovrebbe partecipare alle gare gravel?
- Nel gravel tutti gli atleti con licenza UCI possono trovare un giusto punto d'incontro. Il confronto tra corridori con diverse abilità tecniche se letto in una certa maniera aiuta a crescere. Secondo alcuni i ciclisti con licenza World Tour non dovrebbero partecipare a queste competizioni. Ma come? È proprio questo il bello...
- Perché un ciclocrossista non può rinunciare a queste competizioni?
- Perché ci sono buone possibilità di vittoria.
Per maggiori informazioni: gravelworldchampionship2022.com
Foto in apertura: Alpecin-Deceuninck
Vermeersch al Mondiale ha consumato ben 5.490 calorie con una prestazione riconducibile a quella delle Classiche del Nord. Qui sotto tutti i dettagli.
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Sull'autore
Giovanni Bettini
"I poveri sono matti" diceva Zavattini. Anche i ciclisti oserei dire. Sono diventato "pazzo" guardando Marco Pantani al Tour de France 1997 anche se a dire il vero qualcosa dentro si era già mosso con la mitica tappa di Chiappucci al Sestriere. Prima le gare poi le esperienze in alcune aziende del settore e le collaborazioni con le testate specializzate. La bici da strada è passione. E attenzione: passione deriva dal greco pathos, sofferenza e grande emozione.