Camera d’aria o tubeless sulla bici da corsa?
E’ un tema ancora molto dibattuto che in queste ultime settimane abbiamo deciso di trattare in maniera approfondita, ragionando su fatti e dati oggettivi e non per luoghi comuni. Un tentativo finalizzato a sfatare alcuni falsi miti e aiutare gli utenti a scegliere il sistema più adatto alle proprie esigenze.
A tal proposito, qui sotto trovate il contenuto su vantaggi e limiti dei due sistemi che abbiamo realizzato qualche tempo fa:
Oltre a questo abbiamo voluto conoscere la vostra opinione in merito, attraverso un sondaggio a cui si può ancora partecipare.
In questo articolo, invece, abbiamo raccolto il punto di vista dei membri della nostra redazione, che per lavoro, oltre che per piacere, hanno vissuto da vicino gli sviluppi tecnici di questi ultimi anni.
Non è la verità assoluta, ma solo dei punti vista maturati sulla base dell’esperienza. Se vi fa piacere sapere cosa ne pensiamo, continuate nella lettura, abbiamo cercato di essere sintetici.
Altrimenti fateci sapere la vostra opinione partecipando al sondaggio che trovate in fondo all’articolo.
Giovanni Bettini
Camera d’aria o tubeless sulla bici da corsa?
La mia risposta è: dipende...
Fin dal 2004, quando il team Bouygues Télécom utilizzò il sistema tubeless al Tour de France, il potenziale di quello standard era evidente. I tempi però non erano maturi...
Oggi il panorama è molto più variegato e a seconda delle condizioni ambientali, della tipologia di asfalto e della destinazione d'uso c'è la possibilità di personalizzare la configurazione del sistema ruota.
Ammetto che sono un fan delle camere d'aria di ultima generazione (TPU) e anche del lattice (monto questa camera su bici rim). Per il TPU in particolare parliamo di uno standard "pulito", riparabile, performante (se la gioca con il tubeless in certi casi), non troppo costoso e facilmente riciclabile. Inoltre, investendo cifre non spropositate è possibile risparmiare oltre 150 gr se il tutto viene associato ad un copertoncino di alta gamma.
Nella zona in cui vivo (Trentino) l'asfalto è generalmente in buone condizioni e a grana medio-fine: questo aspetto agevola l'approccio alla camera che tra i suoi contro tende a restituire un comfort inferiore rispetto al tubeless. Al di là del peso la camera è la soluzione obbligatoria per un muletto, per una seconda coppia di ruote che non viene utilizzata spesso.
Il tubeless rimane una prima scelta se la bici viene utilizzata spesso e sempre con la medesima coppia di ruote. Il comfort è superiore, la bici è tendenzialmente meno "legnosa" a livello delle ruote. Ovvio, serve un minimo di dimestichezza e conoscenza dello standard, un paio di attrezzi giusti e in certi casi un po' di pazienza. Con le giuste pressioni, il rabboco del liquido e un controllo regolare del battistrada magari durante la pulizia si evitano problematiche sulla strada.
A conti fatti se utilizzo spesso una determinata bici scelgo il tubeless (anche con l'inserto se il fondo è particolarmente scassato). Se cerco praticità e pulizia camera d'aria tutta la vita..
Nicola Checcarelli
Cercherò di essere breve, anche perché ho un’opinione ormai molto chiara sulla questione: faccio veramente fatica a rinunciare al tubeless sulla bici da corsa.
Premetto che per anni sono stato scettico su questo sistema, poiché gomme e ruote di prima generazione a mio avviso non erano all’altezza: troppe complicazioni per vantaggi poco significativi.
L’avvento dei telai con freno a disco e il conseguente allargamento dei canali delle ruote e delle sezioni delle gomme ha cambiato tutto. Insieme all’inevitabile evoluzione tecnica che va avanti negli anni.
E’ vero che il tubeless non è pratico come la camera d’aria, ma i prodotti di oggi sono molto più facili e veloci da montare rispetto al passato, anche da un utente poco esperto (a titolo di esempio date un'occhiata al video qui in basso). Basta sapere come fare e avere il minimo di attrezzatura necessaria.
I vantaggi in termini di comfort e sicurezza di guida sono enormi, a patto di trovare la pressione di gonfiaggio giusta, per non parlare della riduzione del rischio di foratura. Ormai viaggio alla media di un paio di forature l’anno, almeno quelle di cui mi accorgo. E il liquido, almeno per la mia esperienza, non è poi così problematico da pulire (sicuramente dipenderà dai prodotti).
L’unico limite è il peso e, in onestà, se ancora facessi granfondo con tanta salita, ragionerei su una coppia di ruote basse da montare con copertoncino e camera d’aria in TPU, ma solo per quell’uso specifico.
Daniele Concordia
Camera d’aria o tubeless sulla bici da corsa?
Non ho dubbi: tubeless tutta la vita!
Per il semplice fatto che ti dà vantaggi su ogni terreno, soprattutto in discesa e sulle strade non proprio perfette che, ahimè, sono molto diffuse in Italia.
Uso il tubeless sulla Mtb dal 2004 e non capisco perché ci sia voluto tanto a tirar fuori dei prodotti validi anche per la strada.
Prima dei tubeless (e dei freni a disco) utilizzavo la bici da strada molto meno rispetto ad ora, proprio perché non mi piacevano quelle sensazioni di gomme dure, vibrazioni continue e poca sicurezza in discesa. Anche perché, su quasi tutte le bici da strada fino a poco tempo fa non si potevano montare delle gomme larghe: 25 mm era spesso un limite oltre il quale non si poteva andare.
Da quando ho montato gli pneumatici tubeless (da 28 mm sui cerchi con canale da 19 mm in su) la bici da strada la prendo molto più volentieri. Si guida meglio, si sta più comodi e si va più veloci. E si fora molto meno, che non è cosa da poco…
Il peso? Sì, in qualche caso è leggermente superiore, ma (dati alla mano) i tempi migliori sulle salite di riferimento li ho fatti proprio con la mia bici munita di gomme tubeless gonfiate a 4-5 bar, che non è nemmeno di primissima fascia. Quando c’è il feeling, 100 grammi in più non fanno la differenza.
“Ma il lattice, mi sporco, non sono capace, non ho il compressore…”
È vero, da questo punto di vista bisogna prenderci la mano, ma serve anche un po’ di apertura mentale e voglia di mettersi in gioco. Chi va in Mtb ha "fatto amicizia" con lattice e nastrature varie dai primi anni 2000. E credetemi, i sistemi tubeless attuali sono molto più pratici rispetto a quelli di un tempo, basta una pompa di qualità (magari con serbatoio ad alta pressione) e un po’ di dimestichezza per cambiare le gomme anche a casa.
Silvia Marcozzi
Su tutte le mie bici personali, sia da strada che gravel ma anche sulla Mtb, uso da anni il tubeless con grande soddisfazione.
Il passaggio dalla camera d’aria al tubeless sulla bici da corsa mi ha subito convinta in termini di comodità e feeling di guida. Sarò poi forse stata fortunata (e spero di non essere smentita dopo questa affermazione) ma non ho mai dovuto interrompere una pedalata per riparare una foratura. Non uso volontariamente l'espressione "non ho mai forato" perché invece mi è capitato tante volte di scoprire piccole forature già sigillate al rientro a casa o al momento di cambiare le gomme.
Con la bici gravel mi è capitato di fermarmi per un foro particolarmente importante, ma ho dato fiducia al liquido che vedevo lavorare per sigillarlo e mi sono limitata ad agevolarne il flusso verso la foratura riuscendo poi a rientrare senza problemi.
In quel caso ho subito sostituito il copertone, dato che il grumo del lattice era evidente e quindi la resistenza sicuramente compromessa. Sempre in gravel, quando viaggio per sicurezza e comodità porto sempre con me le camere d'aria, che mi sono trovata ad utilizzare ad oggi una sola volta dopo avere tagliato il copertone.
Con la bici da strada, invece, dove mi piace ridurre al minimo le cose da portar dietro, mi sono abituata ad uscire con vermicelli e nastro isolante: una bella comodità per le pedalate quotidiane. Anche per questo non tornerei sicuramente indietro, tanto più che le condizioni delle strade sono purtroppo peggiorate, mentre per fortuna i tubeless sono migliorati tantissimo in termini di affidabilità e comodità, come ho avuto modo di provare quest'anno alla Gran Fondo Strade Bianche.
Per quanto riguarda la manutenzione, se come me amate "sporcarvi le mani" (per chi teme spargimenti di lattice non abbiate paura, parlo solo in senso figurato) si tratta solo di prenderci dimestichezza, non c'è nulla di difficile e che non possiate fare benissimo anche a casa.
Simone Lanciotti (il Direttore)
Tubeless o camera d’aria?
Nel mio caso, da circa 10 anni, solo tubeless.
Vengo dalla Mtb, sulla quale la gomma senza camera d’aria è uno standard da ormai 20 anni, e quando vado con la bici da strada mi piace sentire la gomma che “lavora”, ossia che si deforma in base alla struttura dell’asfalto, ma senza diventare troppo morbida.
Un compromesso che solo le gomme tubeless mi permettono.
Confidenza nella guida in discesa, comfort e scorrevolezza, specialmente sulle ruote moderne con larghezza interna da almeno 23 mm.
Un altro pianeta…
E poi parliamo di numeri: la frequenza delle forature si è ridotta in maniera netta. Certo, quando si fora e il liquido sigillante non riesce a fare il suo lavoro, ci si sporca di brutto, ma è una circostanza che a me è capitata solo con le prime gomme tubeless.
Oggi non ne potrei più fare a meno.
Condividete le nostre opinioni? O la pensate in maniera completamente opposta?
Fatecelo sapere partecipando al sondaggio su camera d'aria o tubeless sulla bici da corsa che trovate qui sotto. Ci vuole meno di un minuto:
Condividi con
Tags
Sull'autore
Redazione BiciDaStrada.it
La redazione di BiciDaStrada.it: ciclisti per passione e vocazione. Giornalisti di mestiere