Si dice che in Spagna il rispetto per i ciclisti in strada sia un fatto acquisito.
Quanti amici sono tornati dalle Canarie o dalla Costa Blanca decantando l’educazione degli automobilisti e la sicurezza stradale in bici iberiche a confronto della scarsissima considerazione che i ciclisti ricevono sulle strade italiane.
Sono stata a pedalare di recente per alcuni giorni sulle strade di Gran Canaria, vero e proprio paradiso per chi cerca temperature miti e strade panoramiche per una fuga lontano dal grigiore invernale e dai rulli (qui invece qualche consiglio per fare i conti con il freddo).
La mia esperienza in strada non può che confermare la disciplina di tutti i veicoli nei confronti dei ciclisti.
Sarà che Gran Canaria ne è piena. Sarà che ci hanno costruito un’economia sopra. Sarà soprattutto che esistono nel codice della strada spagnolo regole diverse.
La sicurezza stradale in bici non è una questione di gentilezza
Sia ben chiaro: i conducenti iberici non sono più gentili dei nostri.
Rispettano semplicemente regole che impongono loro un certo comportamento in presenza di ciclisti, che sono tutelati in quanto utenti “fragili” della strada.
Ecco perché ogni volta che mi sono trovata alle spalle un’automobile, un furgone o un autobus di linea, il comportamento del veicolo ha sempre seguito uno stesso schema.
Prima di tutto, ed è forse la cosa più importante, all’avvistamento di un ciclista i veicoli rallentano.
Dopodiché attendono le condizioni adatte per effettuare il sorpasso del ciclista, restando dietro di lui a debita distanza finché queste non sono presenti.
Per condizioni adatte si intende che ci sia piena visibilità, così da garantire al conducente di poter superare a distanza adeguata (spesso oltre il metro e mezzo) la nostra bicicletta, senza mettere in pericolo chi sopraggiunge nell’altro senso e avendo lo spazio necessario per rientrare.
A questo punto, il veicolo mette la freccia a sinistra (pochissimi i casi in cui non ho visto farlo), esattamente come per superare una vettura, effettua il sorpasso e rientra riprendendo la sua velocità.
Tutto molto rilassante per noi ciclisti.
Dopo qualche giorno sulle strade di Gran Canaria mi sono resa conto di non preoccuparmi più di controllare chi sopraggiungeva alle mie spalle, come invece faccio continuamente in Italia.
Restando sul proprio lato di carreggiata si corrono i normali rischi di chiunque circoli in strada, ma il comportamento degli automobilisti riduce tantissimo questo rischio rispetto a quello che succede sulle strade italiane.
Il posto che mi spetta
Anche su strade statali di scorrimento, laddove non sia vietata la circolazione delle biciclette, la considerazione che si riceve è la stessa che su strade secondarie.
Non è raro vedere veicoli incolonnati in paziente attesa sui continui saliscendi della strada costiera GC-500 che corre lungo tutto il perimetro dell’isola, anche laddove noi poveri ciclisti ci troviamo a viaggiare a velocità imbarazzanti a causa di pendenze a doppia cifra.
Ritrovandomi personalmente in questa condizione ho creduto bene di favorire il sorpasso delle vetture collocandomi fuori dalla carreggiata, oltre la linea bianca, sulla banchina, pensando che i veicoli ne avrebbero approfittato per superare.
Niente di più sbagliato. Anticipando il fatto che sarei dovuta rientrare in carreggiata a breve distanza in coincidenza di uno svincolo, l’automobilista dietro di me ha pensato bene di evitare che mi trovassi in una situazione di maggior pericolo nel momento della reimmissione, spingendomi di fatto a riprendere il mio posto sulla strada. Il posto che mi spetta in quanto ciclista.
L’ecosistema strada e la gerarchia dei fragili
Il concetto è semplice. In strada esiste una gerarchia che riconosce noi ciclisti come soggetti più esposti e che ci colloca quasi in fondo (o in cima, a seconda di come la si voglia guardare) all’ecosistema della strada.
Dico quasi perchè più in basso di noi ci sono i pedoni. E il principio del più fragile in strada è estremamente evidente quando un ciclista si trova di fronte alle strisce pedonali.
Il pedone ha sempre la precedenza, e il ciclista deve fermarsi.
Anche se ci passerebbe, anche se “farebbe in tempo”, anche se il pedone è lento, o indugia.
Ecco allora il “ma” del nostro titolo.
Le strade di Gran Canaria sono sì un paradiso, ma anche i ciclisti sono chiamati a fare la loro parte per renderle tali.
Non è tollerato che un ciclista circoli in zona pedonale in sella alla bicicletta.
Non è possibile utilizzare il cellulare mentre si pedala. Per rispondere al telefono o anche per fare una foto al paesaggio è necessario fermarsi a bordo strada.
Non ho assistito personalmente a fatti del genere ma so di diversi ciclisti sanzionati con una multa di 100 euro per questa effrazione.
So anche di ciclisti gentilmente accompagnati in albergo dalla polizia a recuperare la pecunia per lunghi chilometri di gogna stradale.
Pedalare appaiati e in gruppo si può, ma con intelligenza
Il codice della strada in Spagna consente la circolazione delle biciclette appaiate e persino in gruppo.
Il codice specifica che il gruppo può essere esclusivamente formato da una doppia fila e deve tenersi il più vicino possibile al bordo destro della carreggiata.
La circolazione in gruppo è vietata solo laddove manchi la visibilità o qualora si crei congestione del traffico.
Mi è capitato solo una volta di pedalare accodata ad un gruppo numeroso e decisamente poco attento alla posizione in strada, creando più un agglomerato scomposto, ostruendo la carreggiata per gli automobilisti.
Quelli che sopraggiungevano adottavano il solito comportamento di cautela e attenzione, ma i conducenti al passaggio redarguivano i ciclisti facendo segno di disporsi in fila indiana.
In conclusione…
L’esempio canario e spagnolo è la prova che una convivenza ideale in strada è assolutamente possibile, ma a patto che siano rispettate certe condizioni, da entrambe le parti.
Ogni utente della strada deve rispettare regole precise, chiare e pensate per la sua sicurezza e quella altrui.
Tali regole devono imporre comportamenti corretti in strada basati sulla gerarchia di esposizione degli utenti della strada, pensate per tutelare i soggetti più fragili e devono essere fatte rispettare attraverso controlli e sanzioni.
Affidarsi alla sensibilità dei conducenti, al fatto che diventino più consapevoli dei rischi corsi da chi va in bici o è a piedi è senz'altro importante, ma non basta...
Qui sotto trovate qualche consiglio utile a migliorare la vostra sicurezza stradale in bici.
Maggiore sicurezza in bici: 6 accortezze utili una volta in strada
Condividi con
Tags
Sull'autore
Silvia Marcozzi
Vivo da sempre in equilibrio tra l’amore per lo studio e le parole - ho due lauree in lettere e un dottorato in lingue - e il bisogno di vivere e fare sport all’aperto. Mi sono occupata a lungo di libri e di eventi. Dieci anni fa sono salita su una bici da corsa e non sono più scesa, divertendomi ogni tanto a correre qualche granfondo. Da poco ho scoperto il vasto mondo dell’off-road, dal gravel alla Mtb passando per le e-Mtb, e ho definitivamente capito che la mia sarà sempre più una vita a pedali.