Come nascono le bici Aurum? L'esperienza, la legge di Basso e Contador e un sogno...
Giovanni Bettini
Come nascono le bici Aurum? L'esperienza, la legge di Basso e Contador e un sogno...
Giovanni Bettini
Un marchio giovane, ma con le idee ben chiare. Le bici Aurum nascono cinque anni fa, nel 2019, per volere di Alberto Contador e Ivan Basso (in due nove vittorie nei Grandi Giri), i quali al termine delle loro carriere hanno unito visione d'impresa e risorse economiche costituendo la società Contador & Basso Group S.L di cui Aurum fa parte.
L'azienda ha sede a Pinto (Spagna) a pochi chilometri da Madrid, dove è nato Contador che non a caso quando correva era soprannominato "El Pistolero de Pinto" per via delle sue celebri esultanze.
È qui che le linee guida dei due Campioni iniziano a prendere forma.
Iñigo Gisbert, responsabile prodotto Aurum (a destra nella foto sotto), è colui che dà forma all'input di Contador e Basso grazie ad una esperienza decennale nel mondo del ciclismo: da Sram a FSA nelle vesti di designer per passare poi in Specialized fino a diventare Design Director di Factor prima di atterrare in Aurum.
- Iñigo, sei al fianco di Contador e Basso fin dagli esordi del marchio: com'è lavorare al loro fianco?
- Sono due profili con le idee ben chiare. L'azienda oggi conta oltre 40 dipendenti. La mia squadra è composta da cinque ingegneri che si occupano dello sviluppo prodotto e della qualità. Siamo fortunati perché possiamo svolgere al meglio il nostro lavoro. In Azienda c'è una legge da rispettare...
- Cioè?
- Qualità e sicurezza per Alberto e Ivan sono da sempre due pilastri fondamentali. Se c'è qualche nuova soluzione utile per perseguire questo obiettivo non si bada a spese. Fin da subito il loro desiderio era quello di offrire bici di alto livello, limitando al tempo stesso i difetti e il margine d'errore. Anche per questo, ad eccezione del gruppo trasmissione e delle ruote, progettiamo e sviluppiamo tutto internamente.
- Vieni da Factor: c'è qualche assonanza con Aurum?
- L'idea di fondo è la stessa: offrire un prodotto d'eccellenza. Oggi Factor è attiva in diversi segmenti come la pista ad esempio. Aurum rimane per forza di cose fortemente ancorata alla strada e al gravel in chiave racing con la Manto. Certo, i piani possono sempre cambiare e la flessibilità è uno dei nostri punti di forza.
- Oltre a Ricerca & Sviluppo Aurum possiede uno stabilimento produttivo?
- Abbiamo un ufficio a Taiwan, stampi proprietari (foto sotto) e un partner per la produzione con il quale ci confrontiamo per trovare la miglior soluzione possibile per la laminazione del carbonio. Da tenere presente che a differenza di altri marchi ogni taglia delle bici Aurum adotta una laminazione dedicata. Un dettaglio che non deve essere trascurato: in certi casi, infatti, lo schema di laminazione non subisce modifiche. Di conseguenza i telai grandi possono risultare flessibili mentre quelli più piccoli troppo rigidi.
- Quale fibra di carbonio utilizzate?
- Toray e Mitsubishi principalmente. La bontà del materiale è importante, ma al di sopra di tutto mettiamo i numeri da raggiungere in termini di prestazione. Il materiale, quindi, è solo un veicolo per raggiungere un traguardo.
- Come viene prodotto il telaio? C'è qualche curiosità?
- Utilizziamo stampi in acciaio, ma la caratteristica che eleva le bici Aurum è l'utilizzo di una vescica in lattice che riveste le forme in EPS (Polistirene Espanso Sinterizzato, n.d.r., foto sotto). Al termine dello stampaggio l'anima viene rimossa assieme alla vescica. Il risultato è una struttura compatta, omogenea, senza punti di vuoto tra uno strato e l'altro del laminato. Questa lavorazione permette di avere un telaio leggero ed efficiente oltre che esteticamente pulito al suo interno.
- Perché non avete scelto una struttura monoscocca?
- Il monoscocca è complesso da realizzare ed essendo uno "stampo chiuso" non permette di utilizzare a pieno i benefici della tecnica lattice + EPS. Al tempo stesso le due porzioni del carro, lato destro e sinistro, propongono una stampa semplificata con le asole dei perni passanti e l'innesto per il forcellino UDH che sono già parte della struttura. Ogni taglia telaio, inoltre, è associata a determinate specifiche per il retrotreno. Altri marchi per non complicarsi troppo la vita stampano a parte i foderi del carro e incollato di conseguenza il tutto ai forcellini e al triangolo principale.
- Dall'idea di Contador e Basso alla bicicletta finita. L'industrializzazione è solo un tassello: cosa c'è nel mezzo?
- Alberto e Ivan tracciano una linea. A seguire valutiamo le richieste del mercato, le nuove tendenze e fissiamo i nostri obiettivi tecnici e commerciali. In parallelo mettiamo a punto il modello virtuale tramite l'analisi agli elementi finiti (FEA) e i principi di fluidodinamica computazionale (CFD). Di conseguenza eseguiamo una stampa 3D per un primo ciclo di verifica in galleria del vento. Si valutano poi i materiali e la disposizione dei tessuti all'interno dello stampo. Si apre poi la fase di prova e controllo: diamo il via alla produzione dei prototipi per i test in laboratorio e su strada coinvolgendo Contador e Basso più altri ciclisti di diversa età e livello. Infine, se necessario, vengono programmate sessioni mirate in galleria del vento per migliorare alcuni dettagli.
- Vi avvalete anche di collaborazioni esterne?
- Sì. Per la nuova Magma, ad esempio, abbiamo collaborato con il Silverstone Sport Engineering Hub mentre la validazione finale è stata eseguita nella galleria del vento dell'Università di Valencia (foto sotto). Lo sviluppo della prima generazione, invece, era stato eseguito nella Galleria del Vento del Politecnico di Milano con Ivan come modello di riferimento.
- Prima di dare il via alla produzione però c'è il controllo qualità...
- Certo! Tutte le bici Aurum oltre a soddisfare gli standard ISO 4210 vengono sottoposte a verifica presso il rinomato laboratorio di prova EFBE Prüftechnik di Waltrop (Germania), utilizzato da diversi marchi attivi nel World Tour. Attraverso il protocollo EFBE Tri-Test che include test di fatica, test di carico massimo e test di sovraccarico abbiamo l'opportunità di simulare in laboratorio le sollecitazioni dell'intera vita utile del telaio. Quest'attività ci permette di scovare e migliorare eventuali punti deboli. Questo è uno dei motivi per cui offriamo la garanzia a vita su tutte le nostre bici.
- Alla luce delle tuo passato in note Aziende del settore quali sono i punti di forza di Aurum?
- L'esperienza prima di tutto. Quella di Alberto e Ivan senza dimenticare il contributo di tutti coloro che lavorano su un determinato progetto. Non è un caso se il nostro logo è accompagnato dall'elemento testuale "Born from experience", (nata dall'esperienza, n.d.r.). In seconda battuta la sicurezza che è la priorità di ogni progetto, un'area in cui l'Azienda non bada a spese. Il terzo elemento distintivo ha a che fare con il giudizio unanime di tutti coloro che provano le bici Aurum. Chi ha un minimo di esperienza riesce a percepire i pregi della struttura in particolare nella guida in discesa.
- Quali sono i prossimi obiettivi?
- L'intenzione è quella di farsi conoscere sempre di più anche in Italia mantenendo quello stile artigianale che nello stabilimento di Pinto porta un meccanico ad assemblare dall'inizio alla fine ogni bici Aurum. L'Azienda, inoltre, sta coltivando un sogno...
- Cioè?
- Conquistare il podio al Tour de France.
- L'ultima domanda ha a che fare con i prezzi: le bici Aurum non sono le più convenienti...
- Sì è vero. Allo stesso tempo spero di esser riuscito a far capire quante cose ci sono dietro le quinte.
Per maggiori informazioni: aurumbikes.com/it
Qui sotto tutti i dettagli della Essentia.
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Sull'autore
Giovanni Bettini
"I poveri sono matti" diceva Zavattini. Anche i ciclisti oserei dire. Sono diventato "pazzo" guardando Marco Pantani al Tour de France 1997 anche se a dire il vero qualcosa dentro si era già mosso con la mitica tappa di Chiappucci al Sestriere. Prima le gare poi le esperienze in alcune aziende del settore e le collaborazioni con le testate specializzate. La bici da strada è passione. E attenzione: passione deriva dal greco pathos, sofferenza e grande emozione.