Donne nelle granfondo: e se corressimo da sole?

Silvia Marcozzi
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Donne nelle granfondo: e se corressimo da sole?

Silvia Marcozzi
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La bicicletta è uno sport molto meno individuale di quel che si potrebbe pensare.
Chi segue il ciclismo professionistico lo sa.
Le imprese "da uomo solo al comando" esistono. Bisogna cogliere il momento giusto, azzeccare la fuga e resistere.

Non dimentichiamo però che il ciclismo è anche gioco di squadra, strategia, lavoro di gruppo.

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In coppia sul percorso della Granfondo Dorelan Reactive di Peschiera del Garda. Foto: gentile concessione Ines Lubrano.

Lo sanno bene i gregari che lavorano alacremente alle spalle dei capitani destinati a finalizzare le gare.
Anche chi corre nelle granfondo sa che il gregario gioca un ruolo importante.
Poter contare sul gruppo, su un compagno in grado d'aiutarci, risulta spesso fondamentale per il risultato finale.

Credo però che il gregariato non sia una cosa che fa bene allo sport femminile. Parlo di uomini che aiutano le donne.
Vi spiego perché...

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Foto: facebook.com/manuela.sonzogni85

Le donne nelle granfondo: gregari e capitane

Nelle maggior parte dei casi uomini e donne nelle granfondo partono insieme, il che consente loro, se lo desiderano, anche di pedalare alla medesima andatura.
Questo è vero per chi corre senza particolari velleità agonistiche e cerca semplicemente  supporto e compagnia. 

Ma lo è ancora di più per le ragazze che si battono per le prime posizioni.
In questo caso avere dei buoni gregari, capaci di gestire la corsa con intelligenza può fare tutta la differenza tra vincere e perdere.
Si tratta allora di avere non dei semplici compagni, ma una vera e propria squadra che lavora per te.

Donne e granfondo

Un'immagine dall'ultima Granfondo Strade Bianche. Foto: Marco Alpozzi/LaPresse

Anch’io avevo i miei gregari quando affrontavo le granfondo con spirito agonistico. Era una cosa normale...
Andrea e Franco erano e sono, prima di tutto, degli amici con cui mi allenavo quasi ogni giorno.
Il rapporto che si instaura con dei buoni gregari è molto bello.
Ci si trasforma in una macchina ben oliata che tira fuori il meglio dall’atleta che sei.
Ci vuole grande fiducia per lasciare pochi millimetri di spazio tra la tua ruota e quella di chi ti precede.

Il gregario è uno che arriva a capire come stai nel tempo di un ciao.
Si accorge se stai calando il ritmo, controlla quanta acqua ti resta nella borraccia.
Sa quando hai le mestruazioni, conosce i tuoi punti di forza e i tuoi momenti di crisi.
Un gregario ti incita quando non ne hai più, ti scuote quando serve.

Ti lascia sfinito ai piedi dell’ultima salita e arriva pian piano fino in cima chiedendosi se sei riuscita a portarla a casa.

donne nelle granfondo

Io assieme ad Andrea alla partenza di una granfondo nel 2013.

Donne nelle granfondo: è un limite correre con gli uomini? 

Tuttavia, nelle corse amatoriali questo aspetto per le donne può diventare anche un grosso limite.
Ovviamente il confronto tra chi dispone di gregari e chi no può diventare impari, ma non mi riferisco a questo, che è del tutto normale in una gara, tanto che lo si vede anche tra i professionisti.

Quando una donna vince perché ha una squadra migliore non è una nota di demerito.
A tagliare il traguardo deve essere sempre e comunque lei, e in ogni caso chi corre sa che anche essere una “capitana” non è affatto banale.

Donne nelle granfondo

Maria Cristina Prati (al centro) è un nome storico delle granfondo al femminile ed è l'attuale Campionessa del Mondo a cronometro cat. Master Woman 55–59 anni. Foto: gentile concessione Maria Cristina Prati.

Io, però, credo che l’abitudine delle donne nelle granfondo di correre con gregari maschi non faccia bene al movimento del ciclismo femminile.

Le ultime gare a cui ho partecipato sono state per scelta gare UCI, in cui è vietata la collaborazione tra uomini e donne e le partenze delle diverse categorie sono separate.
In queste occasioni avvengono interessanti ribaltamenti rispetto alle consuete posizioni in gara perché ci sono atlete che si trovano completamente spaesate senza i loro “accompagnatori”.

Non sanno scegliere un ritmo, non sanno posizionarsi in gruppo.
Alcune, ahimè, non sanno nemmeno cambiare.
Imbarazzante, ma tant’è.
Questo è proprio uno degli effetti negativi del gregariato per cui dico che per le donne nelle granfondo correre con gli uomini può diventare un limite.

Ovviamente non per tutte è così, anzi.

Donne nelle granfondo

Chiara Ciuffini è una delle granfondiste più vincenti degli ultimi anni, con e senza i suoi gregari. Foto: facebook.

Un gioco da ragazze

Più si alza il livello e più troviamo donne competenti e combattenti, che sanno ben gestirsi e muoversi senza bisogno di nessun aiuto.
Ma è dove gli uomini non ci sono che queste donne si ritrovano finalmente nella condizione di dover collaborare fra di loro, facendo gruppo, dandosi dei cambi, gestendo le energie.
Capire la gara, ragionare sulle posizioni delle avversarie, sul percorso, sulla strategia da mettere in atto.

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Granfondo Il Lombardia 2022. Un'istantanea sul Muro di Sormano. Foto: Marco Alpozzi / LaPresse

In buona sostanza: mettere da parte la rivalità e avere l’astuzia di capire quando giocare le proprie carte, con forza e coraggio.
Il ciclismo è questo, e nelle granfondo spesso la sensazione è che la gara sia orchestrata dagli uomini.
Gli uomini che hanno le gambe per portare le donne nelle granfondo al traguardo imparano anche a gestire la corsa, ad affinare le strategie di gara.
Le donne no.

Ripeto... Solo nelle gare UCI mi sono ritrovata a fare gruppo con altre donne, ad organizzarci per darci dei cambi, a collaborare ed a correre davvero fra di noi.

Donne nelle granfondo

Foto: facebook.com/GFStradeBianche

Non so, forse sono io, ma corsa così la gara acquista un altro sapore.
Il senso di autonomia che dà correre fra donne, lo stimolo di sapere che tutto sommato ce la si gioca alla pari, i tanti fattori che entrano in gioco e che in una granfondo sono spesso appiattiti dalla presenza degli uomini…

Sono tutti stimoli in più, che possono far sentire le donne nelle granfondo più padrone di ciò che fanno, più a loro agio.
E possono far bene anche alla partecipazione delle donne alle competizioni amatoriali, che si attesta da anni agli stessi (bassi) livelli, nonostante l'aumento esponenziale delle praticanti.

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Un gruppo di atlete professioniste durante una tappa del Tour de France Femmes avec Zwift. Foto: facebook.

Ma nella pratica?

Capisco che tecnicamente dividere uomini e donne è poco fattibile, soprattutto nelle manifestazioni minori.
Inoltre, bisogna tenere in considerazione anche tutta quella parte di cicliste che desiderano pedalare in compagnia: del proprio fidanzato o di un amico. Per il puro piacere di esserci, insieme.

Difficile mettere un discrimine.

Senza nessuna provocazione, resto però dell’idea che le donne che corrono con gli uomini si perdono tanto di quella che potrebbe essere la loro esperienza di gara.
Soprattutto, credo che ci farebbe bene, per una volta, essere lì in mezzo da sole. Senza nessuno che ci accompagni. Esposte al vento: solo ragazze che giocano fra di loro.

Credo che diventeremmo cicliste migliori, donne più forti, e che nel tempo questo potrebbe avere un riflesso importante sulla percezione dello sport femminile che ha ancora tanta strada da fare.

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Qui sotto qualche riflessione sul format delle granfondo. Parola agli organizzatori.

La crisi delle Granfondo: parola a chi organizza...

 

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Sull'autore
Silvia Marcozzi

Vivo da sempre in equilibrio tra l’amore per lo studio e le parole - ho due lauree in lettere e un dottorato in lingue - e il bisogno di vivere e fare sport all’aperto. Mi sono occupata a lungo di libri e di eventi. Dieci anni fa sono salita su una bici da corsa e non sono più scesa, divertendomi ogni tanto a correre qualche granfondo. Da poco ho scoperto il vasto mondo dell’off-road, dal gravel alla Mtb passando per le e-Mtb, e ho definitivamente capito che la mia sarà sempre più una vita a pedali.

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