La Granfondo Bra Bra - Specialized Langhe e Roero, grazie alla sua crescita, è diventata uno degli eventi amatoriali più partecipati d’Italia: quest’anno al via circa 2.300 iscritti provenienti da tutta la penisola.
Il punto di forza della manifestazione piemontese è sicuramente la location del villaggio di gara: l’Agenzia di Pollenzo è il luogo ideale per divertimento e relax sia per il ciclista, sia per gli accompagnatori, grandi e bambini. Un’antica città romana, Pollentia, che per volontà di Carlo Alberto divenne una tenuta reale di casa Savoia. A fine degli anni ’90 su iniziativa di Slow Food prese vita il progetto di recupero di questo piccolo paradiso in cui oggi si trovano l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, la Banca del Vino, l’Albergo dell’Agenzia con l’annesso Ristorante Garden. Tutte eccellenze che hanno fatto sì che potesse essere iscritto al Patrimonio Mondiale UNESCO “Residenze Sabaude”.
L’esperienza alla Bra Bra - Specialized è iniziata sabato pomeriggio con un social riding organizzato dal Team Specialized Italia che ha riunito dirigenti, ambassador, atleti e giornalisti per una pedalata di relax tra le colline intorno Bra, con sosta nella cantina di eccellenza di Cordero di Montezemolo, dove tra una risata e quattro chiacchiere abbiamo potuto raccogliere le energie per affrontare la gara del giorno dopo con un ottimo Barolo del 2014 e grissini piemontesi.
Pedalare prima di una gara in un territorio come questo, che ti regala tranquillità, è sicuramente rilassante: le morbide colline che con la loro forma ti danno quel senso di pace, lo spettacolo dei vigneti curati nei minimi dettagli e dei borghi adagiati su queste piccole cime con le loro mille sfumature di verde.
Ma veniamo alla gara… al percorso Gran Fondo.
158 km per circa 2.500 metri di dislivello con salite corte ma impegnative che si inerpicano con i loro tornanti, dove il panorama caratteristico ti ripaga di tutta la fatica che affronti durante questo percorso esigente, lungo e duro.
Partenza alle ore 9.30 con numerose griglie a mettere ordine ai tanti partecipanti e un inizio di gara su un ciottolato che frena gli animi più accesi di quei ciclisti che normalmente creano pericoli, infilandosi e superando anche negli angoli più stretti.
Al km 0 si accendono i motori e la velocità si fa subito interessante. Il gruppo mi porta fino all’inizio della prima salita, La Morra, dove mi lascio subito sfilare dagli atleti più in forma; una salita lunga, ma molto pedalabile dove si sale a gran velocità, che mette in difficoltà gran parte dei partecipanti.
Procedo con un ritmo alto, ma regolare fino al 60° km, dove la deviazione dei due percorsi, medio e lungo, dimezza il gruppo. Rimaniamo in circa venti e con un ritmo molto meno frenetico, con cambi regolari, ci prepariamo ad affrontare gli ultimi 100 km della gara.
E’ proprio grazie a questi cambi che mi accorgo del piccolo eroe del giorno, del protagonista della mia storia da raccontare.
La giornata, tra uno spiraglio di sole e qualche nuvola, è calda e afosa. Inizialmente non capisco perché con questo caldo uno dei venti ciclisti del mio gruppo indossi i manicotti.
Un cambio, due cambi… al terzo mi accorgo che il manicotto è uno solo e sul braccio destro. Rimango per qualche istante stupito di quello che sto vedendo e inizio a studiare attentamente ogni singolo movimento del mio “compagno di gara”.
Mi pongo domande su domande per i restanti chilometri prima dell’arrivo. Non riesco ad immaginare il suo sforzo fisico, ben superiore al mio. Lo affianco più volte in salita cercando il momento giusto per fargli i complimenti, chiedergli il nome, spiegargli che scrivo per una rivista e che mi piacerebbe raccontare la sua storia… ma niente ho un blocco dovuto a un po’ di timidezza, che riesco a superare solamente a tre chilometri dall’arrivo, quando il gruppo scatta per la volata finale e lui si fa da parte.
“Che fai non partecipi alla volata per il centesimo posto?” la mia battuta che ci fa scoppiare a ridere e rompe il ghiaccio.
Dopo cinque ore di gara, l’arrivo è uno dei più belli al quale abbia partecipato: una medaglia messa al collo da ragazze dello staff che si congratulano con te per aver completato questa lunga sfida. La medaglia di riconoscimento rende tutti vincitori, dal primo all’ultimo.
Foto di rito con un bel selfie insieme al mio eroe di giornata, con il quale scambio una piacevole chiacchierata e al quale non posso far altro che stringergli la mano, rinnovando i complimenti.
Si chiama Roberto, di Asti, 45 anni e dal 2003 è amputato di arto superiore destro a causa di un incidente stradale in moto. Dopo la tragedia ha scoperto la bici e piano piano si è avvicinato al mondo del paraciclismo, iniziando a partecipare a gare specifiche per disabili con l’obietivo di essere convocato per le Olimpiadi di Londra 2012. Purtroppo obiettivo solamente sfiorato per la superiorità di alcuni ragazzi che andavano veramente troppo forte per lui, soprattutto ai campionati italiani e alle coppe europee.
Svanito il sogno Olimpiadi si è preso una pausa dalle gare, pedalando comunque medialmente 20.000 chilometri l’anno, non male per uno come lui. Ha ripreso a livello “agonistico” proprio quest’anno: la Bra Bra è la sua terza gara stagionale.
La sua bicicletta ha tutti i comandi a sinistra, deragliatore normale e cambio posteriore con comando tipo crono inserito al termine della curva manubrio, freno unico, ma sdoppiato che gli permette di frenare entrambe le ruote, anteriore e posteriore, simultaneamente.
Mi ha raccontato di non aver mai trovato difficoltà in gruppo durante le gare, perché tanta gente, come me, nota e apprezza la sua forza di volontà e pone maggiore attenzione. Anzi, le sue più grandi difficoltà le ha incontrate durante le competizioni con gli altri disabili: “loro ti mollano solamente dopo aver provato fino all’impossibile”. Una frase che mi ha colpito e che mi ha fatto capire quanta forza e quanta determinazione ci vuole per tirare fuori prestazioni eccezionali come quella di Roberto (abbiamo concluso 158 km con 2.500 metri di dislivello ad una velocità media di 32km/h).
Durante la nostra chiacchierata Roberto mi ha fatto riflettere su un dettaglio che dovrebbe essere più considerato dagli organizzatori delle gare: invece di agevolare la loro partecipazione con iscrizioni gratuite o costi ridotti, sarebbe meglio se gli fosse data la possibilità di partire nella griglia di merito, per evitare, come già descritto a inizio articolo, quei “professionisti” che tentano di infilarsi ovunque, aumentando il rischio di farli cadere. E ovviamente la messa in sicurezza del percorso, per la quale però dobbiamo fare solamente i complimenti all’organizzazione della Bra Bra: auto, motociclette, ambulanze e mezzi di assistenza lungo tutto il tracciato, incroci presidiati alla perfezione e cartelli di allerta in previsione di tratti dissestati o discese pericolose.
La mia esperienza la ricorderò sempre per la presenza di Roberto, che ringrazio per la sua disponibilità e per il piccolo insegnamento: nella vita di tutti i giorni è la forza di volontà a fare la differenza.
Consiglio la Gran Fondo Bra Bra - Specialized a tutti quegli appassionati che cercano una manifestazione che offre divertimento, sicurezza e peculiarità enogastronomiche. Un evento sportivo che ha tutte le carte in regola per diventare noto e partecipato anche a livello internazionale grazie alla bravura del comitato organizzatore e alla bellezza unica di questo territorio.