Per molti appassionati questo Giro d’Italia 2023 si è rivelato noioso.
Anche se, diciamo la verità, le emozioni della crono finale sul Monte Lussari hanno ripagato di qualche tappa effettivamente sotto le aspettative.
La realtà dei fatti, salvo rare eccezioni, è che le corse di tre settimane sono così, almeno da qualche anno a questa parte. Le performance dei corridori più forti sono sempre più livellate e fare la differenza è difficile.
Senza considerare alcune dinamiche (discutibili) che poco interessano gli appassionati, ma che hanno grande importanza per i team, come la classifica a squadre e i punti per il ranking UCI. In soldoni, oggi molto più che in passato, si corre per il piazzamento piuttosto che per far saltare il banco. L’unico fuori dagli schemi, in questo senso, è Pogačar, ma anche perché ha gambe fuori dall’ordinario…
Per capovolgere questo trend bisognerebbe avere il coraggio di cambiare il format del Giro, ma prima di arrivare al nocciolo di questo articolo è necessario fare alcune considerazione, perché a parlare dal divano siamo tutti bravi…
Giro 2023: il meteo ci ha messo del suo
Il meteo avverso negli ultimi anni è stato una costante, ma questo Giro d’Italia 2023 ha battuto ogni record. Nelle prime due settimane i corridori hanno preso pioggia e freddo quasi tutti i giorni.
Non è una giustificazione, per carità, ma mettiamoci anche nei loro panni. Al meteo inclemente si sono aggiunti Covid e influenze.
Il taglio del Colle del Gran San Bernardo, che ha fatto molto discutere, è stato figlio di questa situazione: il rischio, come ha spiegato anche Geraint Thomas, era che a Roma sarebbero arrivati 40 corridori.
E’ vero, una tappa come quella del Gavia ’88 ha contribuito a scrivere la storia del ciclismo, ma razionalmente fu una follia. Gli organizzatori si resero conto dell’errore il giorno stesso, ma per fortuna andò tutto bene...
Il percorso poteva essere disegnato meglio?
Sui percorsi dei Grandi Giri si può discutere all’infinito.
Forse questo Giro 2023 poteva essere disegnato meglio, ma bisogna tener conto di tanti fattori: logistici, economici, di sponsor.
Di tappe per attaccare ce n’erano, ma è logico che quando metti 3 frazioni così dure e decisive negli ultimi 3 giorni c’è da aspettarsi che i favoriti per la classifica conservino un po’ di energie.
Magari ci si poteva attendere qualcosa in più dagli outsider, ma le tappe davvero adatte alle imboscate non erano così tante. Senza dimenticare, e ci ripetiamo ancora una volta, il discorso della classifica a squadre e del ranking UCI.
La durissima crono del Monte Lussari faceva paura e in tanti hanno preferito aspettare e giocarsi tutto lì. Anticipandola di qualche giorno, probabilmente la dinamica di gara dei tapponi alpini sarebbe stata diversa, ma dal punto di vista logistico non era cosa semplice.
Le corse a tappe non sono corse di un giorno
I fenomeni delle Classiche di questa generazione ci hanno abituato bene. E in parte anche Pogačar nelle corse a tappe. Botte da orbi già a 50 o 60 chilometri dall’arrivo.
I Grandi Giri, però, sono una cosa diversa. Vince il più forte, ma anche quello che meglio sa gestire le forze nell’arco delle tre settimane. Chi ha corso sa che non ci si può aspettare battaglia tra i big tutti i giorni.
Non ci scordiamo che fino a qualche anno fa assistevamo a vere e proprie tappe di trasferimento, con medie ridicole e partenze ai 30 all'ora. Oggi quelle giornate non esistono più…
Si va sempre più forte e fare la differenza è difficile
Il livello è sempre più alto, così come le velocità in salita. Le differenze tra i contendenti alla vittoria finale sono minime, tanto che negli ultimi anni le corse a tappe si sono quasi sempre decise sul filo dei secondi.
Tutto questo insieme di fattori rende complicato vedere grandi attacchi. E’ più facile che la selezione arrivi da dietro e lo spettacolo inevitabilmente ne risente. E, paradossolamente, più le tappe sono dure, più è evidente questo livellamento.
Se poi ci mettiamo che quest’anno la INEOS-Grenadiers aveva uno squadrone nettamente superiore agli altri, ecco svanire ogni fantasia di attacco da lontano.
L’esasperazione delle prestazioni non va a braccetto con lo spettacolo. Succede lo stesso in Formula 1 o nella Moto Gp. Anche se, come ricorda Vincenzo Nibali, la fantasia del corridore qualche volta può cambiare le carte in tavola.
Giro d'Italia noioso? E se avesse ragione Brocci?
Il Giro ha sempre un grande fascino, ma è innegabile che per molti appassionati queste ultime edizioni non siano state così emozionanti.
Cosa fare dunque, per invertire la tendenza?
Una possibile soluzione è quella di cambiare format, per rendere la corsa più avvincente e imprevedibile.
Un Giro “meno duro”, ma con più tappe nervose, adatte alle imboscate, sul genere di quella di Fossombrone 2023. Magari con alcuni tratti di strada bianca.
Ok qualche salita mitica, ma senza eccedere con i tapponi, anche perché negli ultimi anni c’è sempre più spesso da combattere col freddo e col maltempo.
Ne parlammo qualche tempo fa con Giancarlo Brocci, ideatore de L'Eroica, e alla luce di quello che si è visto in questo Giro l’idea ci sembra sempre più interessante.
L’arrivo a Roma piace perché offre una cornice unica al mondo. E allora, anziché un trasferimento lunghissimo nell’ultimo giorno, perché non pensare ad un finale del Giro sull’Appennino del Centro Italia?
Certo, si tratterebbe di una scelta coraggiosa, che sicuramente non sarebbe esente da critiche e discussioni. In parte significherebbe snaturare l’identità stessa del Giro d’Italia.
Ma vorrebbe anche dire rendere la corsa più avvincente, imprevedibile e aperta ad un lotto più ampio di possibili vincitori.
L’esempio de La Vuelta dimostra che ci può almeno pensare…
Infine, anche dai corridori e dai team c'è da pretendere più rispetto verso il Giro e la maglia rosa. In questo senso, in alcune circostanze, un po' più di polso da parte degli organizzatori non guasterebbe...
Foto d'apertura Fabio Ferrari/LaPresse
L’idea di Brocci: “Fare un Giro d’Italia per Van der Poel e Van Aert”
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Sull'autore
Nicola Checcarelli
Passione infinita per la bici da strada. Il nostro claim rappresenta perfettamente il mio amore per le due ruote e, in particolare, per la bici da corsa. Ho iniziato a pedalare da bambino e non ho più smesso. Ho avuto la fortuna di fare della bici il mio lavoro, ricoprendo vari ruoli in testate di settore, in Regione Umbria per la promozione del turismo in bici, in negozi specializzati. Con BiciDaStrada.it voglio trasmettervi tutta la mia passione per le due ruote.