In questo ciclismo il confine tra una fredda ed insensibile cifra e la romantica emozione di uno scatto sembra essere sempre più labile. ”Basta con sti numeri, godetevi lo spettacolo". Una chiosa di prima mano colta dai social che rende bene dimensioni e spessore della cornice di riferimento.
Tra le salite e le discese di questo 110° Tour de France si sente sempre di più parlare di tempi, medie orarie, record e Velocità Ascensionale Media (VAM) con i numeri che codificano soprattutto i watt di Pogačar e Vingegaard. Numeri che non tradiscono il sentimento...
Il gioco degli specchi
I latini dicevano "In medio stat virtus", ovvero, "la virtù sta nel mezzo".
E per iniziare a trovare il senso di questo articolo propongo un salto indietro di 20 anni che dal punto di vista tecnico vede l'ascesa della fibra di carbonio sulle leghe di alluminio ed i misuratori di potenza con SRM che all'epoca era detentore di un vero e proprio monopolio.
Bello e ricco visto che il dispositivo del marchio tedesco sforava il tetto dei 3.000 euro.
Le cose però cambiano.
La tecnologia è per definizione scalabile perché senza un progresso che punta al miglioramento continuo non saremmo dove siamo ora: pro e contro del caso inclusi. Rimaniamo però sulla bicicletta.
La Scienza dell'Allenamento su quest'onda ha fatto passi da gigante.
Alzi la mano chi fino a cinque anni fa avrebbe scommesso sul monitoraggio della temperatura corporea al servizio della prestazione. Si andava avanti con i rimedi della nonna. Fa caldo, bagnarsi spesso e bere tanta acqua.
Piaccia o no i paradigmi sono cambiati ed è ora d'iniziare a farsene una ragione.
Sentiremo parlare sempre di più di watt, confronti empirici e compagnia.
In fin dei conti anche questa è memoria.
E quello che è successo oggi, ieri e ieri l'altro al Tour è già parte dell'archivio storico del ciclismo. Un faldone (virtuale per fortuna) che va sullo scaffale forte di uno Joux Plane spianato dai watt di Pogačar e Vingegaard, macchiato da una moto malandrina che non ha permesso d'aggredire il tempo di Marco Pantani formato 1997: 32'50'' contro i 33'48'' della magica coppia "Vingegačar".
I due rivali sono sempre più appaiati, sempre più unica entità al termine di questa seconda settimana.
Insomma per tornare ai latini non si tratta di accantonare i numeri.
È sufficiente capire che oggi tutti noi possiamo provare ad essere come i grandi Campioni grazie ad una tecnologia che ha fatto il suo.
Basta un investimento relativamente minimo per iniziare a leggere la potenza ed entrare in un'altra dimensione.
I watt di Pogačar e Vingegaard, Gino e Cicco
Una dimensione quella della matematica applicata al ciclismo che non tradisce il sentimento e l'emozione, vedi il nostro il Giulio Ciccone in Maglia a Pois.
Oggi ha vinto un redivivo Wout Poels (Team Bahrain Victorious), bistrattato dalla regia internazionale, abile a lasciar sfogare Van Aert (2°) per poi prendere il suo passo senza andare fuorigiri. Guarda un po' anche grazie ai tanto criticati watt.
Wout, l'altro, eroe di giornata, durante le interviste in zona mista si mette la mano sul petto, lì dove c'è l'hashtag #RideForGino.
Un filo rosso terra-cielo lungo un istante che sembra riportare tra noi il ciclista elvetico scomparso al Giro di Svizzera il mese scorso.
Ed anche se la sfumatura empirica finisce in vetrina al punto da mettere in chiaroscuro il lato romantico di questo sport in fin dei conti basta essere lucidi e leggere gli eventi.
In più ora c'è un'altra grande differenza.
Se prima bastava una bandana per sentirsi qualcuno oggi per esserlo veramente serve confrontarsi con i numeri.
Ed una volta in bicicletta saranno i numeri a parlare per noi, a raccontare le nostre fatiche e la grandezza dello spettacolo visto magari pochi istanti prima in televisione...
Per maggiori informazioni: letour.fr/en
Foto in apertura: © A.S.O. / Pauline Ballet
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Sull'autore
Giovanni Bettini
"I poveri sono matti" diceva Zavattini. Anche i ciclisti oserei dire. Sono diventato "pazzo" guardando Marco Pantani al Tour de France 1997 anche se a dire il vero qualcosa dentro si era già mosso con la mitica tappa di Chiappucci al Sestriere. Prima le gare poi le esperienze in alcune aziende del settore e le collaborazioni con le testate specializzate. La bici da strada è passione. E attenzione: passione deriva dal greco pathos, sofferenza e grande emozione.