I watt di Pogačar e Vingegaard che non tradiscono il sentimento

Giovanni Bettini
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I watt di Pogačar e Vingegaard che non tradiscono il sentimento

Giovanni Bettini
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In questo ciclismo il confine tra una fredda ed insensibile cifra e la romantica emozione di uno scatto sembra essere sempre più labile. Basta con sti numeri, godetevi lo spettacolo". Una chiosa di prima mano colta dai social che rende bene dimensioni e spessore della cornice di riferimento.

Tra le salite e le discese di questo 110° Tour de France si sente sempre di più parlare di tempi, medie orarie, record e Velocità Ascensionale Media (VAM) con i numeri che codificano soprattutto i watt di Pogačar e Vingegaard. Numeri che non tradiscono il sentimento...

watt di Pogačar e Vingegaard

Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

watt di Pogačar e Vingegaard

Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

Il gioco degli specchi

I latini dicevano "In medio stat virtus", ovvero, "la virtù sta nel mezzo".
E per iniziare a trovare il senso di questo articolo propongo un salto indietro di 20 anni che dal punto di vista tecnico vede l'ascesa della fibra di carbonio sulle leghe di alluminio ed i misuratori di potenza con SRM che all'epoca era detentore di un vero e proprio monopolio.
Bello e ricco visto che il dispositivo del marchio tedesco sforava il tetto dei 3.000 euro.

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Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

Le cose però cambiano.
La tecnologia è per definizione scalabile perché senza un progresso che punta al miglioramento continuo non saremmo dove siamo ora: pro e contro del caso inclusi. Rimaniamo però sulla bicicletta. 

La Scienza dell'Allenamento su quest'onda ha fatto passi da gigante.
Alzi la mano chi fino a cinque anni fa avrebbe scommesso sul monitoraggio della temperatura corporea al servizio della prestazione. Si andava avanti con i rimedi della nonna. Fa caldo, bagnarsi spesso e bere tanta acqua.

Piaccia o no i paradigmi sono cambiati ed è ora d'iniziare a farsene una ragione.
Sentiremo parlare sempre di più di watt, confronti empirici e compagnia.

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Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

In fin dei conti anche questa è memoria.

E quello che è successo oggi, ieri e ieri l'altro al Tour è già parte dell'archivio storico del ciclismo. Un faldone (virtuale per fortuna) che va sullo scaffale forte di uno Joux Plane spianato dai watt di Pogačar e Vingegaard, macchiato da una moto malandrina che non ha permesso d'aggredire il tempo di Marco Pantani formato 1997: 32'50'' contro i 33'48'' della magica coppia "Vingegačar".

I due rivali sono sempre più appaiati, sempre più unica entità al termine di questa seconda settimana.

watt di Pogačar e Vingegaard

Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

Insomma per tornare ai latini non si tratta di accantonare i numeri.
È sufficiente capire che oggi tutti noi possiamo provare ad essere come i grandi Campioni grazie ad una tecnologia che ha fatto il suo.

Basta un investimento relativamente minimo per iniziare a leggere la potenza ed entrare in un'altra dimensione.

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Foto: © A.S.O. / Charly Lopez

I watt di Pogačar e Vingegaard, Gino e Cicco

Una dimensione quella della matematica applicata al ciclismo che non tradisce il sentimento e l'emozione, vedi il nostro il Giulio Ciccone in Maglia a Pois.

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Foto: © A.S.O. / Charly Lopez

Oggi ha vinto un redivivo Wout Poels (Team Bahrain Victorious), bistrattato dalla regia internazionale, abile a lasciar sfogare Van Aert (2°) per poi prendere il suo passo senza andare fuorigiri. Guarda un po' anche grazie ai tanto criticati watt.

watt di Pogačar e Vingegaard

Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

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Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

Wout, l'altro, eroe di giornata, durante le interviste in zona mista si mette la mano sul petto, lì dove c'è l'hashtag #RideForGino.

Un filo rosso terra-cielo lungo un istante che sembra riportare tra noi il ciclista elvetico scomparso al Giro di Svizzera il mese scorso.

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Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

Ed anche se la sfumatura empirica finisce in vetrina al punto da mettere in chiaroscuro il lato romantico di questo sport in fin dei conti basta essere lucidi e leggere gli eventi.

In più ora c'è un'altra grande differenza.
Se prima bastava una bandana per sentirsi qualcuno oggi per esserlo veramente serve confrontarsi con i numeri.

Ed una volta in bicicletta saranno i numeri a parlare per noi, a raccontare le nostre fatiche e la grandezza dello spettacolo visto magari pochi istanti prima in televisione...

watt di Pogačar e Vingegaard

Foto: © A.S.O. / Pauline Ballet

Per maggiori informazioni: letour.fr/en

Foto in apertura: © A.S.O. / Pauline Ballet

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Le 10 salite che decideranno il Tour de France 2023: dettagli e altimetrie

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Sull'autore
Giovanni Bettini

"I poveri sono matti" diceva Zavattini. Anche i ciclisti oserei dire. Sono diventato "pazzo" guardando Marco Pantani al Tour de France 1997 anche se a dire il vero qualcosa dentro si era già mosso con la mitica tappa di Chiappucci al Sestriere. Prima le gare poi le esperienze in alcune aziende del settore e le collaborazioni con le testate specializzate. La bici da strada è passione. E attenzione: passione deriva dal greco pathos, sofferenza e grande emozione.

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