L'ACCPI (Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani) è da sempre molto attiva in tema di sicurezza, anche grazie al grande impegno di Marco Cavorso.
La morte di Davide Rebellin ha destabilizzato tutti noi ciclisti e, per un po', sembrava aver riportato in primo piano il tema della sicurezza su strada anche in ambito istituzionale.
Ma oggi è proprio l'ACCPI a sottolineare un episodio forse meno eclatante, ma ugualmente deprimente, che ancora una volta fa capire qual è la considerazione di cui godono ciclisti nel nostro paese.
Di seguito il comunicato integrale inviato dall'ACCPI.
Ognuno faccia le sue considerazioni...
N.C.
Nel nostro Paese puoi scrivere sui social network “investire un ciclista per educarne 100” riferendoti a un incidente stradale appena avvenuto e non subire alcuna conseguenza.
Puoi ammazzare un ciclista, scappare all'estero guidando il tuo camion e continuare a vivere come se nulla fosse, mentre la persona che hai ammazzato è ancora in attesa dell'autopsia e la sua famiglia, devastata, non ha potuto ancora nemmeno organizzarle il funerale.
In Italia continuano a morire ogni giorno bambini e adulti, donne e uomini, studenti e lavoratori, ricchi e poveri, campioni e persone comuni, senza distinzione alcuna, perché la violenza stradale non accenna a fermarsi e quella verbale contro gli utenti deboli invece di essere punita continua ad essere considerata accettabile.
Poco fa al tribunale di Pistoia si è conclusa la prima fase del processo contro l’odiatore di ciclisti che sul web, 3 anni fa, aveva aizzato alla violenza contro chi pedala, in seguito a un incidente in cui era stato coinvolto un atleta professionista in Toscana.
Marco Cavorso con l’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani aveva denunciato per istigazione a delinquere aggravata dalla diffusione a mezzo informatico.
Oggi il giudice si è espresso per l'assoluzione in quanto il fatto non costituisce reato.
Entro 90 giorni verrà depositata la sentenza, entro 135 giorni si potrà fare appello.
Cavorso e ACCPI intraprenderanno questa strada, il processo civile continuerà per rispettare la memoria di tutte le vittime della strada e per tutelare chiunque in questo Paese voglia muoversi usando la bicicletta.
Mezzo il cui utilizzo dovrebbe essere incentivato e, invece, ancora una volta viene delegittimato e penalizzato.
Le strade italiane continuano a rappresentare un campo minato per i ciclisti, per questo il sindacato dei corridori professionisti italiani ha deciso di promuovere per la prossima domenica un'iniziativa a cui tutti sono invitati a partecipare, ovunque si trovino.
«Per ricordare Davide Rebellin e continuare a chiedere rispetto e tutele per chi pedala invitiamo chiunque quel giorno a pedalare con il lutto al braccio e a postare sui propri canali social messaggi rivolti alla sicurezza stradale con l’hashtag #unmetroemezzodivita e taggando @accpi. Rilanceremo i vostri messaggi con piacere perchè alla morte e alla violenza vogliamo rispondere con tutta la nostra voglia di vivere, la gioia di pedalare e il rispetto che merita ogni vita umana, anche quella di chi ci insulta e non si rende conto che quando è al volante è come se avesse in mano una pistola carica» commenta Cristian Salvato, presidente di ACCPI.
«L'esito dell'udienza contro uno dei tanti odiatori dei ciclisti è l'ennesimo schiaffo che riceviamo, ma non ci fermerà – aggiunge Marco Cavorso, responsabile alla sicurezza di ACCPI e papà di Tommy, ucciso a 13 anni mentre era in sella alla sua bici - Lo dobbiamo a mio figlio Tommaso e a tutti quei ragazzi e ragazze che resteranno giovani per sempre. Come il metro e mezzo per il sorpasso sicuro, che anche quando diventerà legge non sarà la panacea a tutti i mali visto quanto è radicata la violenza verbale e fisica nella nostra società, ma sarà il primo passo per riconoscere che gli utenti deboli della strada hanno diritto al loro spazio vitale».
Foto d'apertura @LaRuedaColombia
Per maggiori informazioni sull'ACCPI: accpi.it
Qui sotto alcuni consigli pratici nel malaugurato caso in cui si resti coinvolti in un incidente:
Incidente in bici. Cosa fare quando si è vittima di un "pirata della strada"?
Condividi con
Tags
Sull'autore
Redazione BiciDaStrada.it
La redazione di BiciDaStrada.it: ciclisti per passione e vocazione. Giornalisti di mestiere