La bici aero è morta. Viva la bici aero!
Reinterpretiamo in chiave ciclistica la tradizionale frase utilizzata dai francesi per annunciare la morte del re e, contemporaneamente, l’avvento del suo successore, non tanto con fine provocatorio, quando per sviluppare qualche riflessione.

La bici aero è morta. Viva la bici aero!
Foto A.S.O._Charly_Lopez

Trek la settimana scorsa ha mandato in pensione la Madone Gen 7, la sua bici aero per eccellenza, per lasciare spazio alla Madone Gen 8, un mezzo aerodinamico, ma più leggero e con tubazioni meno massicce.

Specialized lo aveva già fatto molti anni fa togliendo dal mercato la Venge, ma con la Tarmac SL8 dichiara di essere riuscita a realizzare una bici altrettanto aerodinamica, ma con un telaio dal peso di soli 685 grammi.
Altri brand stanno sposando la scelta di proporre una bici sola per fare tutto.

Quando aziende così importanti come Trek, Specialized e anche Colnago si muovono in questa direzione viene da chiedersi che fine faranno le bici aero “vere”, rigide, massicce, ma anche non troppo leggere.

Poi però vedi che Dare, partner tecnico del team Uno-X Mobility, al Tour sta usando un prototipo che ha un tubo sterzo degno di una bici da crono. Stesso discorso vale per Van Rysel.
E soprattutto vedi che nelle prime due tappe del Tour 2024, in cui di dislivello non ce n’era poco, chi ha vinto ha scelto la bici aero (Bardet con la Scott Foil RC e Vauquelin con la Bianchi Oltre RC). E ti accorgi pure che Vingegaard per la tappa del Galibier (3.600 mt di dislivello) ha pedalato con la Cervélo S5 e non con la R5.

Foto Bianchi
In alto Vauquelin, vincitore della seconda tappa del Tour 2024, in azione sul San Luca con la Bianchi Oltre. Qui sopra la vittoria di Bardet nella prima tappa, tutt’altro che pianeggiante. Il francese della DSM anche in montagna sceglie sempre la bici aero con ruote basse. Foto facebook.com/dsmfirmpostnl

Tra gli appassionati, dunque, un po’ di disorientamento è legittimo.
Che fine faranno le bici aero? In che direzione andrà il mercato?
Sono domande non tanto campate per aria che anche noi addetti ai lavori ci poniamo.

La bici aero è morta? Due scuole di pensiero

Al momento sul mercato non c’è una direzione ben definita, ma due filosofie differenti, che probabilmente fanno leva sia su aspetti tecnici che produttivo/commerciali.

Specialized, Trek, Colnago e diversi altri marchi hanno deciso di orientarsi su una bici sola per fare tutto.
Tutti gli altri, però, propongono in gamma due bici sempre più diverse tra loro, una molto leggera, un’altra molto aerodinamica. Oltre, ovviamente, alle endurance e alla gravel.

Foto A.S.O. Ashley & Jered Gruber

Anche le scelte dei corridori per le tappe intermedie, quelle in cui il confine tra i due modelli diventa più sottile, sembrano essere molto soggettive… C’è chi preferisce una bici leggera con ruote medio-alte, chi invece la bici aero, con ruote a basso profilo.

Insomma, almeno nel prossimo futuro le due filosofie di pensiero sembrano destinate a coesistere e il mercato non prenderà una direzione precisa. Se state per acquistare una bici e siete indecisi tra un modello e l’altro, dunque, non preoccupatevi di questo aspetto…

La bici aero è morta. Viva la bici aero!

Aerodinamica vs leggerezza: come scegliere

Partiamo da un presupposto: il professionista e l’amatore hanno prestazioni ed esigenze totalmente differenti.

Il professionista sceglie per motivazioni tecniche in base al percorso e mantiene velocità medie pazzesche, anche in salita (la quarta tappa del Tour 2024, quella con il Galibier, è stata chiusa a 37 km/h di media), e questo spiega perché anche su percorsi di media montagna molti preferiscono la bici aero, magari con ruote a basso profilo, soprattutto se le salite sono lunghe ma non dure.

La bici aero è morta. Viva la bici aero!
Vingegaard con la Cervélo S5 e ruote Reserve a basso profilo mentre scende dal Galibier. Foto Jan de Meuleneir/Cor Vos © 2024

Nella scelta dell’appassionato, che nel 99% dei casi non può permettersi di avere due bici in garage, a giocare un ruolo chiave è prima di tutto l’aspetto estetico.

Dal punto di vista tecnico, invece, c’è da ragionare sulle tipologie di percorsi che si affrontiamo con più frequenza, sulla propria fisicità, ma soprattutto sulla velocità media che riusciamo a tenere.

E’ un tema complicato di cui nelle prossime settimane ci occuperemo in modo specifico, ma in estrema sintesi la questione è questa.
Le bici aero sono divertenti quando riusciamo a mantenere velocità medie piuttosto elevate. Se andiamo molto piano il peso extra diventa un bagaglio fastidioso, anche dal punto di vista psicologico.

Le bici molto leggere non trasmettono la stessa sensazione di scorrevolezza, ma quando andiamo tanto piano (vuoi per la pendenza, vuoi perché l’allenamento è quello che è) sono più facili da accelerare e fanno fare meno fatica. O almeno danno l’impressione di fare meno fatica.

Insomma, se chiudiamo i nostri giri sempre abbondantemente sotto i 30 di media, le bici aero “vere” hanno poco senso, se non quello dell’appagamento estetico. E’ una conclusione forse un po’ semplicistica, ma è la sensazione che ho maturato provando tanti modelli diversi in questi anni.
Per chi invece non vuole perdersi in tutti questi ragionamenti, la scelta dei marchi che propongono una bici sola per fare tutto può essere quella vincente…

Foto d’apertura A.S.O._Charly_Lopez