La crisi delle Granfondo: parola a chi organizza...

Nicola Checcarelli
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La crisi delle Granfondo: parola a chi organizza...

Nicola Checcarelli
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Qualche mese fa abbiamo realizzato un articolo sulla crisi delle Granfondo.
O comunque sulle loro difficoltà, certificate da numeri in calo per la maggior parte degli eventi (sia grandi che piccoli), oltre che dal sentiment condiviso dei granfondisti.

Quell’articolo (che trovate qui sotto) ha suscitato molto interesse.
Da parte degli appassionati sono arrivate critiche agli organizzatori, ma anche tante idee più o meno interessanti per fare ritrovare appeal alle granfondo. Non tutte sono così facili da attuare, poiché organizzare un evento con centinaia/migliaia di persone è complicato, rischioso e molto costoso (oggi decisamente più che in passato).
Per questo, dopo aver raccolto la voce degli appassionati, abbiamo voluto dare la parola all’altra faccia della medaglia, cioè chi organizza.

Le Granfondo sono in crisi? Le cause e le possibili soluzioni

Il nostro interlocutore è stato Diego Persichetti (foto sotto), Responsabile Nazionale AiCS settore ciclismo e organizzatore in prima persona.
Con lui abbiamo parlato dell’aumento dei costi, delle complessità organizzative e burocratiche, del futuro e di come si potrebbe trovare un punto di incontro tra organizzatori e granfondisti.

E’ chiaro che nel variegato mondo delle granfondo troviamo situazioni molto diverse tra loro, con differenze sostanziali tra eventi da 400/500 persone ed eventi da migliaia di persone, ma il quadro che ne emerge è molto interessante e ci deve invitare a riflettere prima di criticare.

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- Cosa è cambiato a livello organizzativo in questi ultimi 5 anni? Quanto è più complicato mettere in piedi un evento?

- L’organizzazione è decisamente più complessa rispetto al passato, perché si sono complicate anche le faccende burocratiche. A titolo di esempio, pensiamo ai piani sicurezza che l’organizzatore deve presentare alle Amministrazioni, ma che esulano da quello che è l’aspetto “organizzativo stretto”.
Poi le richieste e le “pretese” di chi partecipa sono sempre più alte. Alcune sono sacrosante, specie quando si parla di sicurezza, altre, a volte sono eccessive. Perché, diciamo la verità, anche se un evento è quasi perfetto c’è sempre chi è pronto a trovare il piccolo difetto per criticare.

L’aumento dei servizi comporta costi sempre più alti che, negli ultimi anni, contrastano con una sempre maggiore difficoltà a reperire disponibilità extra rispetto a quelle delle iscrizioni.
Dopo il Covid gli sponsor sono diminuiti. O meglio, è diminuita la loro disponibilità economica.
E, in linea generale, sono diminuiti anche i contributi da parte delle Pubbliche Amministrazioni.

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Una Granfondo di media rilevanza, tra le 800 e le 1.000 persone, riesce a sostenersi ugualmente, ma eventi più piccoli senza un contributo pubblico fanno fatica a restare in piedi.
Ogni evento fa storia a sé, perché dipende da come viene investito il budget, ma per organizzare una manifestazione di buon livello, senza quote d’iscrizioni esorbitanti e senza rimetterci, servono un minimo di 600-650 iscritti. E forse non sono sufficienti…

In più, ad aumentare la complessità organizzativa ora c’è da mettere sul piatto anche la difficoltà a reclutare “forza lavoro”. Negli ultimi due anni, dopo il Covid, è sempre più difficile trovare volontari, persone disposte a dare una mano, a prescindere dalla cifra che gli viene riconosciuta. 

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I volontari sono indispensabili per il successo di un evento. Foto facebook.com/sportfuldolomiti.race

- Concentriamoci sui costi? Quanto sono aumentati?

- Non saprei quantificare una variazione in termini percentuali, ma di sicuro è aumentato tutto.
E’ aumentato il contributo che chiedono i volontari.
E’ aumentato il prezzo della benzina, quindi anche motociclisti e staffette chiedono rimborsi più alti.
Sono aumentati i costi dei prodotti per i premi e per tutti i servizi necessari all’organizzazione.

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Foto facebook.com/asdilsaliceterni

Aumento dei costi che fa il paio con la diminuzione degli introiti pubblici e privati e che hanno portato ad un inevitabile aumento delle quote d’iscrizione. Poi è altrettanto vero che in alcuni casi vediamo cifre esagerate, non alla portata di tutti…

La sfida del futuro, soprattutto per manifestazioni che si svolgono in territori a bassa attrattività, sarà quella di offrire eventi di qualità, in sicurezza, a prezzi non eccessivi.
Sicuramente nei prossimi anni assisteremo ad una diminuzione degli appuntamenti in calendario, a mio avviso naturale, e qui dovrà entrare in campo la bravura dell’organizzatore…

- Quali sono le principali voci di costo di una Granfondo?

- In parte li abbiamo già accennati. La principale spesa è (o almeno lo dovrebbe essere) quella per la sicurezza stradale e la sicurezza sanitaria. In questo ambito non si può assolutamente risparmiare, per una questione etica e di responsabilità.
Per ogni percorso si può arrivare a 12 scorte tecniche, a cui si aggiungono altre motostaffette, che per i grandi eventi sono quasi sempre oltre 20.
Poi ci sono le persone agli incroci: quando organizzavo la Granfondo dell’Amore a Terni non erano mai meno di 200.

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Foto facebook.com/asdilsaliceterni

Se non hai sponsor tecnici l’altra importante voce di costo è rappresentata dai pacchi gara e dai premi, senza dimenticare le spese per le transenne, per il noleggio locali e strutture, per i servizi.

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Foto facebook.com/granfondotrevallivaresine

- Come si potrebbe trovare un punto di incontro tra organizzatori e partecipanti sul costo? Come si può riavvicinare la gente a questi eventi?

- E’ evidente che il costo d’iscrizione alle Granfondo, ad oggi, è il problema più grande per chi vuole partecipare. Sulla sicurezza, però, non si può centellinare.
L’unico modo per contenere i costi è ridurre pacchi gara e premi, due cose non strettamente "necessarie".
Così si limitano le spese vive, ma anche quelle indirette, perché si riduce la forza lavoro necessaria. Pensate a quante persone servono a preparare mille o più pacchi gara…

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Foto maratona.it

Un altro problema è l’esigenza, sempre più frequente, di iscriversi ad un evento con grande anticipo, spendendo cifre importanti senza la certezza di poter partecipare 6 o 7 mesi più avanti.
Se va bene, in caso di mancata partecipazione la quota viene spostata all’anno successivo, altrimenti va persa.
Ecco, questo è un punto su cui si dovrebbe lavorare, anche recuperando il rapporto tra atleta e organizzatore, che in questi ultimi anni si è un po’ perso.

Anche le partenze all’alba non sono viste da tutti di buon occhio, dato che richiedono levatacce oppure costi aggiuntivi per dormire in hotel. E’ un aspetto su cui discutere, ma si tratta di una questione delicata.
La necessità di partire presto va incontro alle richieste delle amministrazioni, che cercano di portare più gente a dormire sul territorio, ma spesso è anche figlia delle problematiche legate al traffico. Prima parto, prima rientro, meno traffico trovo...

In ogni caso, non possiamo dimenticare che le gare creano una serie di problemi alla viabilità, alla vita quotidiana delle persone e spesso la scelta degli orari è obbligata dalle Amministrazioni e dalle Prefetture.
Anche per questo, dal mio punto di vista, il format futuro delle granfondo non può rimanere quello visto fino ad oggi, cioè prettamente agonistico…

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Foto facebook.com/GranfondoCooperatori

- E qual è secondo te il futuro?

- Una buona fetta di granfondisti oggi pensa questo: “Ma perché devo pagare 40-50 euro per far divertire solo i primi? Quando passo io non ci sono più persone ai bivi, il traffico è aperto, magari trovo pure il pasta party freddo”. Tutto sommato hanno ragione.
L’aumento costante del livello di prestazione ha contribuito ad acuire queste differenze e piano piano molti di quelli che arrivano sempre più dietro non partecipano più.

Il futuro è tutto da scrivere, ma da quello che stiamo vedendo potrebbe essere rappresentato dall’integrazione tra cicloturismo e momenti di agonismo.

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La Granfondo Stelvio Santini è uno dei tanti eventi cicloturistici con salite cronometrate. Foto facebook.com/granfondostelviosantini/

Una formula che sembra accogliere le simpatie dei partecipanti è quella delle prove cicloturistiche con tratti agonistici, anche se è un format che non funziona ovunque e che ha più appeal in territori che si prestano, che attirano, dove magari ci sono grandi salite.
Un’altra opzione è quella che si vedeva fino a diversi anni fa, cioè la cicloturistica con finale agonistico.
Senza dimenticare che in questi ultimi due anni anche le cicloturistiche “pure” sono tornate a fare numeri importanti. Dopo il Covid in tanti hanno perso lo spirito agonistico e sono tornati a popolare questi eventi, in cui si pedala per il gusto di stare insieme e godersi il territorio.

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Foto facebook.com/DorelanReactiveCycling

- La partenza scaglionata per categorie potrebbe essere una soluzione? Magari ripensando le categorie non solo per età, ma per merito, come si fa all’estero?

- Potrebbe essere un’idea, ma ci sono alcune criticità da considerare.
La prima è che non puoi più fare una classifica assoluta e questo non a tutti sta bene.
La seconda, specie volendo fare una revisione delle categorie per merito, è la base su cui definisci questo "merito".
In Italia ci sono diversi Enti di promozione sportiva oltre alla FCI. Dovremmo creare un calendario unico, uniformare punteggi e regolamenti. Volere è potere, magari ragionandoci con tempo, ma non la vedo così semplice…

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Foto facebook.com/granfondotrevallivaresine

- Abbiamo parlato di distacchi e di traffico aperto. La questione del fine corsa con tempi risicati è un altro motivo di discussione. Si può migliorare qualcosa? 

- Partiamo da un presupposto, il tempo che intercorre tra inizio e fine gara lo stabilisce la Prefettura (o l’Ente che autorizza la chiusura della strada) a seguito della domanda dell’organizzatore.
L’organizzatore può chiedere un intervallo più ampio, ma la decisione finale spetta sempre all’ente responsabile. Nella maggior parte dei casi parliamo di una chiusura massima compresa tra i 15 ed i 30 minuti, anche se dipende molto dalla tipologia di strada su cui passa la gara.

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Foto facebook.com/asdilsaliceterni

E’ una questione di equilibrio tra i disagi causati al territorio e le esigenze degli eventi. Equilibrio che oggi è sempre più difficile da trovare per due motivi.

Il primo è costituito dal cattivo stato delle strade secondarie. Se vuoi trovare asfalti buoni sei limitato, devi scegliere di passare su strade principali creando più problemi al traffico e questo, ovviamente, fa sì che le Prefetture concedano il minor tempo di chiusura possibile.

Il secondo motivo sta nell’eccessivo numero di eventi.
Mi spiego meglio: noi stiamo ragionando solo di Granfondo, ma in alcuni territori ogni fine settimana c’è qualche evento (in bici, a piedi, ecc…) e la gente inizia a storcere il naso per i disagi. Sappiamo che in Italia non c’è una grande cultura sportiva e anche per questo tante Prefetture si sono irrigidite.
Per un partecipante 30 minuti di chiusura sono pochi, per chi deve aspettare fermo in macchina sono tanti. Come dicevamo è una questione di equilibri.
La cosa che ci tengo a sottolineare è che l’organizzatore non ha molta libertà in questo senso, poiché deve rispettare i tempi imposti dalle autorizzazioni, altrimenti incorre in sanzioni amministrative.

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Foto facebook.com/gfmichelescarponi

- Hai parlato di responsabilità. Cosa rischia chi organizza?

- Il livello di responsabilità è medio-alto, dal punto di vista civile e penale. Si tratta di un aspetto di cui molti ciclisti si dimenticano.
I grandi eventi hanno introiti importanti, ma tanti organizzatori lo fanno per passione, fanno fatica ad andare in pari, prendendosi però tanti rischi.
Ci sono le assicurazioni, ma se vieni chiamato in causa in seguito a incidenti le complicazioni sono parecchie e non banali. Anche perché in una gara di 100 o 200 chilometri, pur se curata in ogni dettaglio, tutto può succedere.

Qui sotto vi proponiamo le interviste agli organizzatori di due grandi eventi, L'Eroica e la Maratona delle Dolomiti:

Il ciclismo secondo Brocci. A tu per tu con l’ideatore de L’Eroica

Quale futuro per la Maratona dles Dolomites? A tu per tu con Michil Costa



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Sull'autore
Nicola Checcarelli

Passione infinita per la bici da strada. Il nostro claim rappresenta perfettamente il mio amore per le due ruote e, in particolare, per la bici da corsa. Ho iniziato a pedalare da bambino e non ho più smesso. Ho avuto la fortuna di fare della bici il mio lavoro, ricoprendo vari ruoli in testate di settore, in Regione Umbria per la promozione del turismo in bici, in negozi specializzati. Con BiciDaStrada.it voglio trasmettervi tutta la mia passione per le due ruote.

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