La mia Maratona dles Dolomites 2019: il Giau, i crampi e quella festa straordinaria

Nicola Checcarelli
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La mia Maratona dles Dolomites 2019: il Giau, i crampi e quella festa straordinaria

Nicola Checcarelli
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Prima di immergervi nella lettura del racconto in gara di Nicola, vi invitiamo a guardare il nostro video racconto della Maratona Dles Dolomites 2019.
Che Nicola ha voluto fare in sella a una bici da strada con freni a disco, ruote in carbonio con profilo basso e gomme tubeless.
Ovvero, ecco come una bici moderna si comporta sulle strade di montagna.
SL

Sono le 9,42.
Il Garmin segna 3 ore e 10 di corsa. Nelle gambe già 5 salite e 85 chilometri.
Mancano poco più di 50 chilometri all’arrivo, ma so bene che la parte più difficile della Maratona Dles Dolomites inizia ora.

Maratona dles Dolomites 2019




La discesa dal Colle Santa Lucia è breve ed è filata via in un lampo.
Poco prima di arrivare a Selva di Cadore si svolta a sinistra e un primo rettilineo al 10% annuncia l’inizio del Passo Giau: lo spauracchio del percorso lungo della Maratona Dles Dolomites. 9,9 km con una pendenza media del 9,3%.

Già prima di iniziare la salita faccio scendere la catena dal 52 al 36.
Il cambio posteriore va a cercare rapidamente i pignoni più agili.
Ho una cassetta 11-30, ma per ora mi fermo al 28, nella speranza di “tenere” il 30 per la seconda parte del Giau.
Speranza che dura poco, perché già dopo qualche centinaio di metri sono costretto ad azionare il 36x30.

Maratona dles Dolomites 2019

Lascio il gruppetto che mi ha fatto compagnia dal Passo Gardena in poi e che si è rinfoltito dopo Arabba, in cui ci sono le prime tre donne del lungo (che vanno veramente forte).
Potrei forzare l’andatura e cercare di rimanere agganciato, ma so che non sarebbe la scelta giusta.
Da un paio d’anni non affronto il percorso lungo, ma ricordo bene quanto duro e “bastardo” sia il Giau.
Tutto quello che spendi in più su questa salita, lo devi rendere con gli interessi sul Falzarego e sul Valparola.
Anni fa, per limare due o tre minuti sul Giau, ne ho persi più di 10 a causa di sonore crisi sul Falzarego, dove a differenza del Giau le pendenze sono più dolci e si può fare velocità.
A patto di avere ancora un po’ di energie in corpo.

Maratona dles Dolomites 2019

Sul Passo Giau poche volte si sale sopra il 10%, ma quasi mai si scende sotto l’8%.
Non ti lascia mai un attimo di respiro.
Ti sfinisce un po’ alla volta.
Prendo i cartelli chilometrici a bordo strada come riferimento, anche se passano così lentamente da farmi innervosire…

La terza galleria, quella più lunga, si affronta in corrispondenza di uno dei punti più duri della salita, ma mi dice che siamo già oltre la metà di questo inferno.
Salgo a 10 km/h, ma il 36x30 mi permette di mantenere una cadenza di pedalata decente, poco sotto le 70 rpm.
A essere onesti, però, in questo frangente avrei tanto desiderato un 34x34 per salire ancora più piano…

Il misuratore di potenza è impietoso: sto salendo molto più piano rispetto al Sella Ronda.
Ma me lo aspettavo. Ho “solo” 6.000 chilometri nelle gambe e qui sapevo che avrei pagato dazio.
Non posso dire di essere in crisi, riesco a salire ancora con lucidità.
Semplicemente, il Giau è duro e le gambe cominciano a fare male.

Salita 2016 Giau

Quando incontri il cartello che indica 3,5 km alla vetta, guardando in su inizi a vedere il valico.
Se non lo hai mai affrontato pensi che sia fatta.
Ma chi ha avuto a che fare almeno una volta con questa salita, soprattutto se in gara, sa che da qui in poi i chilometri sembrano passare al rallentatore.
Vedi il rifugio, ti sembra di toccarlo, ma invece non arrivi mai.

Mi superano un paio di persone a velocità ben più alta della mia.
Hanno il pettorale della terza griglia (io ero in seconda). So che su questa salita può succedere, ma ci si rimane sempre un po’ male.
Gli faccio i complimenti e non mi sfiora neanche minimamente l’idea di provare a mettermi a ruota.

Decido di non guardare più cardio e powermeter, mi metto a testa bassa e salgo a sensazione cercando di non scendere troppo di velocità, ma neanche di andare troppo in affanno.
Negli ultimi due chilometri anche l’altitudine si fa sentire e il respiro si fa più difficile.
Lo confesso, questa è una delle poche fasi della Maratona in cui non riesco a godermi il panorama…
Dopo 52 minuti arrivo in vetta e in un attimo decido di fermarmi al ristoro.
Perderò un minuto, ma potrebbe voler dire recuperarne tanti da qui in avanti.

Maratona dles Dolomites 2019

Riempo le borracce, bevo un bicchiere di Coca, trangugio due pezzi di dolce e via, mi butto lungo la discesa nella speranza di raggiungere qualcuno che nel frattempo ha perso le ruote del gruppetto che prima mi faceva compagnia, in modo da non affrontare da solo il Falzarego.
La bici con freno a disco e pneumatici tubeless da 25 mm fino a questo punto mi ha aiutato molto e anche giù dal Giau mi permette di scendere bene e in sicurezza, anche se il disco anteriore nel frattempo si è un po' scaldato e fa un bel po' di rumore.

Intanto mi dico che devo mangiare ancora e prima dell’inizio del Falzarego butto giù gli ultimi due gel che ho nelle tasche, facendo attenzione a non gettare le confezioni per terra.
La Maratona, giustamente, è da anni molto attenta al rispetto dell’ambiente e ti offre anche il modo per farlo, visto che ad ogni ristoro ci sono apposite zone in cui buttare i rifiuti.

FALZAREGO E VALPAROLA: L’ULTIMO SFORZO. ANZI NO…
Sulle prime rampe del Falzarego capisci subito se da lì all’arrivo sarà un calvario oppure puoi aspettarti qualcosa di buono.
Ci ritroviamo in tre, ma quasi subito rientrano un paio di ciclisti da dietro a gran ritmo.
Provo a mettermi a ruota e vedo che la gamba risponde bene.

Sul tratto di falsopiano riesco a tirare il 52 e questo è un buon segno.
Decido di andare a tutta finché ne ho, sperando che nel tremendo chilometro finale del Valparola non si spenga la luce all’improvviso.
Riprendiamo qualcuno dei componenti del gruppetto che mi aveva staccato sul Giau.
Non guardo più watt e cardio, pedalo solo al massimo che posso.
Cerco solo di fare “due conti” mentali tra i chilometri che mancano all’arrivo e il tempo che avevo in mente di fare.
Alla partenza mi ero prefissato di stare sotto le 5 ore 30’; in caso di una giornata di grazia sotto le 5 ore 25’.
Sono al limite, ma ce la posso fare.

Maratona dles Dolomites 2019

Rispetto ad altre edizioni riesco a superare bene il Valparola.
E per bene intendo riuscire a salire senza andare a zig zag.
La scelta di non sfinirmi del tutto sul Giau si è rivelata azzeccata.
Se dovessi dare un consiglio a chi affronta la Maratona Dles Dolomites per la prima volta, questo credo sia quello più importante: per quanto possibile, cercate di amministrarvi sul Giau, mangiate e idratatevi in vetta, perché la differenza più grossa si fa poi sul Falzarego.

Affronto a tutta la discesa del Valparola.
Veloce e divertente, mi piace sempre un sacco, anche perché “chiama” l’arrivo.
Comincio a pensare che forse potrei stare anche sotto le 5 ore e 25’.
Ma non faccio in tempo a pensarlo che ecco arrivare, senza preavviso, i crampi.
Prima alla gamba destra, poi alla sinistra.
Non ci voleva…
Anche perché c’è ancora da affrontare la coltellata del Mur dl giat.

Maratona dles Dolomites 2019

Sul Valparola pensavo che quest’anno sarei riuscito a superarlo con una certa “facilità”.
Invece, con i crampi cambierà tutto.
Tiro il rapporto più duro che posso, perché per continuare a pedalare con i crampi e l’unica soluzione possibile.
Guardo su.
E’ corto, ma durissimo.
Penso che quasi quasi era meglio quando non c’era (i fedelissimi sanno che è stato aggiunto solo nelle ultime edizioni), ma quando mi ritrovo tra due ali di folla che ti incitano, urlano, ti chiamano per nome come se fossi al Giro d’Italia, cambio subito idea.
E’ un ultimo, tremendo sforzo, ma ti regala un’altra emozione in una giornata capace di dispensarne una quantità difficile da descrivere.

Maratona dles Dolomites 2019

Da qui in poi il traguardo si conquista sulle ali dell’entusiasmo, anche con i crampi ad entrambe le gambe.
Il cronometro ufficiale segna 5 ore 28’ 02”.
Posso ritenermi più che soddisfatto.
Anche se la verità è che alla Maratona il risultato conta fino ad un certo punto.
Quello che conta è esserci e vivere questa straordinaria festa delle due ruote.

Mi metto la medaglia al collo, mi godo per qualche secondo il momento e poi con lo sguardo cerco mia figlia e la mia compagna, che come ogni anno mi aspettano lungo le transenne, poche centinaia di metri dopo l’arrivo.
E intanto, quasi senza volerlo, già penso al prossimo anno.

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L’EMOZIONE DELLA PARTENZA
La Maratona dles Dolomites 2019 era iniziata come sempre all’alba.
Sveglia alla 4, colazione alle 4,30.
Ingresso in griglia poco dopo le 5 per cercare di essere tra i primi della mia griglia (la seconda).
Non amo alzarmi presto, ma quassù ne vale la pena.

Maratona dles Dolomites 2019

Photo Credit Alex Moling

Anche l’attesa di quasi un’ora e mezza sembra passare più velocemente, rapiti dai primi raggi di sole che illuminano le Dolomiti.
Personalmente, credo che l’attesa della partenza, e la partenza stessa, siano tra i momenti più emozionanti della Maratona Dles Dolomites.
Da sole valgono quasi il costo dell’iscrizione.

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A queste, poi, si aggiungono il fascino dei passi Dolomitici, le strade completamente chiuse al traffico, un’organizzazione di livello assoluto, ristori in cui trovare ogni ben di Dio.
E la voglia di sfidare se stessi, il cronometro, gli amici, su un percorso consolidato che permette di confrontarsi anno dopo anno.
Un mix di ingredienti che spiegano perché, ogni anno, migliaia di persone facciano richiesta di partecipare alla Maratona dles Dolomites.

Un’esperienza che ogni granfondista, anzi, ogni ciclista, dovrebbe regalarsi almeno una volta nella vita.

Maratona dles Dolomites 2019

Photo Credit Freddy Planinschek

LA BICI USATA PER LA MARATONA DLES DOLOMITES 2019
Ho affrontato la Maratona Dles Dolomites 2019 con una Specialized Tarmac Pro Disc, montata con Shimano Ultegra Di2 (qui trovate il nostro test).
Rispetto all’allestimento di serie ho sostituito le ruote Roval CL da 50 mm con le Fulcrum Racing Zero Carbon DB. 

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Scelta fatta non tanto per un discorso di peso, che non è molto diverso, ma per via del profilo più basso delle Fulcrum, che ho reputato più adatto ad una Granfondo con così tanto dislivello (che implica anche discese lunghe e tortuose).
Al termine della gara posso confermarvi che la scelta si è rivelata azzeccata, anche in virtù di una giornata piuttosto ventosa, che con un profilo alto probabilmente mi avrebbe richiesto maggiore attenzione (e stress) in discesa.

Ho abbinato le Fulcrum Racing Zero Carbon a pneumatici Tubeless Schwalbe Pro One da 25 mm gonfiati a 6 bar (sono 67 kg).
Anche in questo caso, oltre alla maggiore scorrevolezza e ad un miglior feeling in discesa, sulla scelta del Tubeless ha giocato un ruolo fondamentale la notevole riduzione del rischio di forature.

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Per quanto riguarda i rapporti, ho lasciato quelli di serie, cioè 52-36 sull’anteriore e 11-30 sulla cassetta posteriore: combinazione ideale per avere sufficiente agilità sulle rampe più dure del Sella e del Giau, ma anche uno sviluppo metrico adeguato ai veloci tratti in discesa.
Per chi si dovesse presentare con un allenamento non all’altezza delle difficoltà del percorso, un 34x32 potrebbe essere una soluzione ancora migliore.

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L’edizione 2019 è stata la mia prima Maratona pedalata con una bici con freno a disco.
Avevo la possibilità di affrontarla anche con una bici con freno tradizionale, allestita pure con componenti di livello più alto, ma ho volutamente scelto la Specialized Tarmac Pro con freno a disco.

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L’aggravio totale di peso, tra disco e differenza di qualità di componenti, è stato di circa 800 grammi, ma ho valutato che i pochi secondi che avrei perso su ogni salita, li avrei recuperati in discesa e sulla lunga distanza.
Non solo per una maggiore velocità di percorrenza in discesa, ma anche per la possibilità di scendere con maggiore serenità, rischiando meno e quindi risparmiando molte energie nervose, aspetto che nell’economia di una gara così lunga e dura, fanno la differenza.

Le valutazioni più approfondite sul comportamento della bici sul percorso della Maratona Dles Dolomites le trovate nel video iniziale, insieme al racconto di questo fantastico evento, giunto alla 33esima edizione.

Per maggiori informazioni: maratona.it

Qui trovate tutti i nostri articoli che riguardano la Maratona dles Dolomites, mentre qui potete dare un’occhiata ai video test relativi alla Specialized Tarmac Pro Disc e alle Fulcrum Racing Zero DB.



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Sull'autore
Nicola Checcarelli

Passione infinita per la bici da strada. Il nostro claim rappresenta perfettamente il mio amore per le due ruote e, in particolare, per la bici da corsa. Ho iniziato a pedalare da bambino e non ho più smesso. Ho avuto la fortuna di fare della bici il mio lavoro, ricoprendo vari ruoli in testate di settore, in Regione Umbria per la promozione del turismo in bici, in negozi specializzati. Con BiciDaStrada.it voglio trasmettervi tutta la mia passione per le due ruote.

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