La mia Nove Colli 2019: quella crisi sul Pugliano in mezzo a 200 km di emozioni
Nicola Checcarelli
La mia Nove Colli 2019: quella crisi sul Pugliano in mezzo a 200 km di emozioni
Nicola Checcarelli
CESENATICO - Mettersi in sella alle 5 di mattina, quando ancora è buio pesto, fa sempre uno strano effetto.
Una piccola follia che solo la Nove Colli può giustificare.
Intorno a me un brulicare di ciclisti che si dirigono freneticamente verso la propria griglia di partenza.
Chi già eccitato e in “clima” gara, chi un po’ più assonnato, come il sottoscritto.
Uno stato di torpore che svanisce improvvisamente con l’ingresso in griglia.
Un po’ come i gladiatori quando entravano nell’arena.
Poco importa il livello di allenamento.
Ognuno al via della Nove Colli ha il suo personalissimo obiettivo e con l’ingresso in griglia sa che tra poco inizierà la sfida per raggiungerlo.
Ottenere un buon piazzamento, migliorare il proprio personal best, precedere l’amico/rivale.
Ma anche semplicemente conquistare il traguardo finale può diventare una piccola impresa, se si è consapevoli che i chilometri nelle gambe sono ben al di sotto di quelli necessari per affrontare 200 chilometri, con 3.800 metri di dislivello.
E’ vero, si può sempre deviare sul medio, ma neppure quello è una passeggiata, soprattutto se le previsioni meteo annunciano vento e pioggia…
E poi, come dicono da queste parti, la “vera” Nove Colli è sul percorso lungo.
Personalmente, forse per la prima volta da quando partecipo, non ho particolari velleità agonistiche.
L’obiettivo è quello di raccontarvi l’incredibile quantità di emozioni e sensazioni, che si susseguono in questi 200 chilometri nell’entroterra romagnolo.
Ma non per questo raggiungere il traguardo finale sarà meno facile, anche perché nel 2019 non ho mai fatto un’uscita superiore ai 130 chilometri.
Vedremo…
Prima di andare avanti, se volete, qui sotto trovate il nostro video racconto:
L’adrenalina della partenza
Le gambe scalpitano, il cuore accelera, la trepidazione sale.
L’inno di Mameli e i fuochi d’artificio che anticipano il via fanno il resto.
Non è la mia prima Nove Colli, non ho obiettivi di classifica, ma come sempre mi pervade una strana sensazione: un misto tra ansia ed eccitazione di cui ti accorgi che, di anno in anno, non puoi fare a meno.
Lo start ti catapulta automaticamente in un’altra dimensione.
In pochi metri ti ritrovi lanciato a 50 all’ora tra migliaia di ciclisti col coltello tra i denti.
Non ho intenzione di sfinirmi cercando di restare con il gruppo dei primi, ma voglio comunque mantenere una buona velocità per guadagnare qualche minuto, che potrò ritrovarmi più avanti, come bonus da spendere in un paio di soste extra.
L’obiettivo di questi primi chilometri è trovare il giusto equilibrio tra un buon ritmo e uno sforzo accettabile.
E in questo devo ammettere che la Scott Foil RC Disc che sto usando in questa Nove Colli fa bene la sua parte, visto che nella pancia del gruppo, a oltre 45 km/h, riesco a viaggiare con una certa facilità.
Il freno a disco e gli pneumatici da 28”, sui quali, devo ammettere, all’inizio avevo qualche perplessità, mi fanno viaggiare in sicurezza e mi permettono di risparmiare preziose energie nervose.
Sì, perché nei primi 30 chilometri della Nove Colli si consumano più energie nervose, che fisiche.
Si va forte, nessuno vuole cedere posizioni e molti rischiano più del dovuto.
Per questo, arrivare all’imbocco del Polenta sani e salvi è già un primo successo.
Qui sotto, a proposito, trovate il video pubblicato dalla Gazzetta dello Sport in cui è stata ripresa una delle cadute avvenute nei primi chilometri:
Mi domando a cosa serva rischiare così tanto e, sinceramente, mi incavolo con qualcuno che azzarda manovre fuori dalla grazia di Dio.
Va bene la gara, va bene il tempo, ma la salute dovrebbe venire prima di tutto.
Anche perché tirare il freno una volta in più in questo frangente non comprometterà il risultato finale.
Ma alla fine mi dico che la Nove Colli è anche questo.
Lascio perdere e torno a concentrarmi sulla mia pedalata.
Cerco di restare intorno alle 95-100 rpm, una cadenza che mi permette di “salvare” un po’ la gamba in vista delle salite che a breve inizieranno una dietro l’altra.
Su Pieve di Rivoschio viene il momento di assecondare il proprio ritmo e cercare la compagnia giusta per proseguire.
Non troppo veloce, perché altrimenti si rischia di scoppiare.
Ma neanche troppo lenta…
Questa salita mi è sempre piaciuta, anche quando fino a qualche anno fa presentava un tratto di sterrato.
I granfondisti di vecchia data sicuramente se lo ricorderanno.
Dopo Pieve di Rivoschio è la volta del Ciola: una salita “bastarda”.
Non sembra dura, ti invita a tirare, ma invece nei primi chilometri la pendenza è spesso intorno al 10% e ti fa consumare energie importanti.
In passato mi ha fregato, ma ormai la conosco bene: meglio non esagerare nella prima parte e poi spingere nel tratto conclusivo, dove la strada spiana e puoi fare più velocità guadagnando secondi preziosi.
La discesa è veloce e tecnica.
Quest’anno è resa ancora più difficile dal continuo alternarsi di asciutto e bagnato che richiede una certa sensibilità nella guida.
Affronto le prime curve in testa al mio gruppetto e decido di tirala un po’ (sempre senza andare oltre i limiti del ragionevole).
Voglio mantenere la gamba in tiro per non arrivare “inchiodato” all’imbocco del Barbotto, che inizia subito dopo la fine della discesa.
E in più è l'occasione per mettere alla prova le doti della Foil Rc Disc che Scott mi ha fornito per l’occasione.
Nelle poche uscite in cui l’ho utilizzata prima della Nove Colli mi ha stupito per stabilità e facilità di guida in discesa, ma la gara, si sa, è un’altra cosa.
Scendo forte, ma sempre in sicurezza.
Non ho mai avuto la sensazione di essere al limite, ma dopo la gara scopro su Strava di aver realizzato il mio personal best.
Questa Foil Disc in discesa va davvero bene.
E ancora una volta mi ritrovo a pensare che i copertoncini Schwalbe Pro da 28 mm, gonfiati a 6,5 bar per l’occasione, non sono affatto male.
Garantiscono comfort, oltre che un’aderenza ottimale anche nelle zone di asfalto bagnato e sui numerosi tratti sconnessi che si affrontano lungo il percorso.
I brividi del Barbotto
Poco prima delle 9,00 inizio il Barbotto, la salita simbolo della Nove Colli.
I primi 4 chilometri non hanno nulla di speciale, anzi c’è anche un bel tratto in cui la strada spiana.
L’ultimo chilometro, però, presenta pendenze fino al 18%.
Qui, in tutta onestà, ho maledetto il 39x30 montato di serie sulla bici, che mi ha costretto a dare fondo a tutte le energie disponibili in quel momento…
Ma in questo tratto, per fortuna, è l’atmosfera a regalarti una marcia in più.
La musica a tutto volume, la voce dello speaker e poi, poi tutta quella gente ai lati della strada che ti incita, ti fa sentire per un attimo come un pro’ e ti fa tirar fuori qualcosa in più di quello che normalmente potresti dare.
L’amore, la passione, la fatica, l’adrenalina che caratterizzano tutti i 200 km della Nove Colli, in questo chilometro sono moltiplicati all’ennesima potenza.
E’ qui che capisci perché la Nove Colli è l’Evento, perché almeno una volta nella vita ti devi mettere alla prova su queste strade.
Ore 9,30, il meteo sembra tenere e le sensazioni non sono poi così male.
C’è da decidere velocemente se continuare sul lungo o girare per il medio.
Il pensiero di affrontare ancora 4 colli e più di 100 chilometri mi mette in crisi.
Ma sono partito per fare il lungo, e lungo sia.
Il Monte Tiffi scorre via velocemente.
Poi, all’imbocco del Perticara, ti rendi conto che qualcosa è cambiato.
Il chiasso e l’atmosfera di festa del Barbotto sono un ricordo lontano.
Ora non si scherza più e lo capisci dal silenzio che è sceso sulla strada, rotto solo dal fiato corto mio e di chi mi sta intorno.
Ognuno si concentra solo su se stesso, come a voler raccogliere idealmente tutte le forze rimaste che, personalmente, cominciano a scarseggiare.
E mancano ancora 80 chilometri al traguardo…
La crisi sul Pugliano
Una Granfondo di 200 chilometri non si può improvvisare.
Puoi pedalare sotto ritmo, risparmiare energie, ma se non hai i chilometri necessari nelle gambe, sei quasi certo che la cotta, prima della fine, arriva.
Almeno a me, succede sempre.
Mi ricordo crisi sonore sul Rolle alla Sportful e sul Falzarego alla Maratona.
Di quelle da non vedere più la strada e rischiare di non arrivare al traguardo.
In questa Nove Colli mi tocca sul Pugliano.
La crisi non ti avverte, arriva all’improvviso e ti getta nello sconforto.
Puoi solo essere bravo a non farti prendere dal panico e a raccogliere le energie, senza badare a chi ti supera a doppia velocità.
Anche perché guardare gli altri serve a poco, quando le gambe sono vuote e senza forze.
In qualche modo arrivo in vetta e al ristoro trangugio velocemente 2 bicchieri di coca, 3 pezzi di crostata, un po’ di frutta secca, in barba ai consigli che io stesso avevo dato in questo articolo.
Lo so, non si fa, ma questo è istinto di sopravvivenza ? e altre volte ha funzionato…
Ho almeno la lucidità di mettermi la mantellina, per evitare di prendere freddo nella lunga discesa e rischiare una congestione.
Mantellina che si rivela provvidenziale quando dopo San Leo inizia a diluviare.
Le previsioni lo avevano annunciato, perciò la pioggia non è una sorpresa.
Tutto sommato, poteva pure andare peggio: mancano “solo” 50 km al traguardo…
Fino all’inizio del Gorolo piove a dirotto e il mio pensiero va a tutti i volontari che ho visto sulla strada dal primo mattino.
Sono tutti lì, sotto l’acqua, come se nulla fosse.
Continuano a presidiare gli incroci, ad indicarci la direzione, a garantire la nostra sicurezza.
Sono anche loro, o forse sono soprattutto loro, a rendere la Nove Colli così speciale.
Grazie di cuore per la passione e l’entusiasmo che ci mettete.
Il Gorolo è un’ultima rasoiata alla gambe, rese ancor più gonfie e doloranti dalla pioggia.
Sulle rampe con pendenze oltre il 14% il 39x30 risulta ancora una volta indigesto, ma almeno la crisi sembra essere alle spalle e la salita, per oggi, è terminata.
A Cesenatico mancano ancora 30 chilometri, spesso con il vento contro, ma il profumo del traguardo pare trasmettere una brillantezza inaspettata.
Al termine della discesa mi accodo ad un folto gruppo che viaggia a ritmo sostenuto.
Tutti danno fondo alle ultime energie per limare qualche prezioso minuto dal tempo finale.
Nonostante tutto, mi accorgo che potrei restare sotto le 7 ore e 30’ e per qualche chilometro mi faccio trasportare da quello spirito agonistico che ho cercato per tutto il tempo di tenere a bada.
Mi butto nella mischia, spendo quello che mi è rimasto in corpo, ma prima dell’ultimo chilometro mi sfilo.
Arrivare 4 o 5 minuti prima, questa volta, non aggiungerebbe niente alla mia esperienza.
Voglio prendere tutto il tempo necessario per godermi il momento dell’arrivo.
Affronto con calma le ultime due curve e passo sotto il traguardo a braccia alzate.
Non ho vinto, non ho fatto un super tempo, ma ho scoperto emozioni nuove, diverse, che negli anni precedenti non avevo saputo cogliere.
Anche questa è una vittoria…
Qui in basso trovate il file Strava della mia Nove Colli, e non dimenticate che nel 2020 si celebrano i 50 anni, quindi scommettiamo che la festa sarà ancora più grande.
Se l’avete già portata a termine almeno una volta nella vita, siamo sicuri che non vorrete mancare.
Se non avete mai partecipato, può essere il modo migliore per innamorarvene.
COM’E’ ANDATA LA SCOTT FOIL RC DISC IN GARA
Scott, sponsor della Nove Colli 2019, ci ha fornito una Foil Rc Disc per affrontare la “decana” delle Granfondo.
Abbiamo iniziato a pedalarci già un paio di settimane prima, giusto il tempo di trovare l’assetto giusto e comprenderne comportamento e caratteristiche.
Ma metterla alla prova in una Granfondo è tutt’altra cosa…
Qui sotto trovate il nostro video di presentazione con dati e caratteristiche tecniche:
Aero, ma non solo
La Foil Rc Disc rappresenta il modello aero di casa Scott, come si può notare dal profilo dei tubi e della forcella.
Anche il reggisela e il manubrio Syncros integrato sono progettati per migliorare le performance aerodinamiche.
Non sono rimasto sorpreso, dunque, della facilità con cui nei primi 30 chilometri di gara pianeggianti mi abbia permesso di viaggiare nella pancia del gruppo a oltre 45 km/h con relativa facilità.
Quello che mi ha stupito, invece, sono stati il comfort e la stabilità, due caratteristiche che non sempre è facile trovare in una aero bike.
Avevo già apprezzato queste doti nelle uscite effettuate prima della Nove Colli e le 7h35’ impiegate per portare a termine il percorso lungo me ne hanno dato la conferma definitiva.
A fine gara non avevo dolori, se non quelli legati alla grande fatica, e la confidenza di guida trasmessa dalla Scott Foil Rc Disc mi ha permesso di pedalare in sicurezza in ogni condizione.
Un risultato frutto di geometrie equilibrate e di un’ottima capacità di assorbimento delle vibrazioni da parte di telaio, forcella e reggisella.
Anche le gomme con sezione da 28 mm, ovviamente, giocano un ruolo fondamentale in questo senso.
Anche in salita dice la sua
La Scott Foil Rc Disc si difende molto bene anche in salita, grazie alla rigidità torsionale della scatola movimento centrale e ad un peso relativamente contenuto, se consideriamo che si tratta di una bici aero con freno a disco: in questa configurazione il valore è di poco superiore ai 7,3 kg, senza pedali.
Rispetto a bici pensate appositamente per la salita, cede qualcosa sulle pendenze oltre il 10% e nelle fasi di rilancio improvviso, ma nel complesso il comportamento è più che soddisfacente.
L’allestimento
La componentistica della Foil Rc Disc è di alto livello.
Il gruppo è lo Shimano Dura Ace 9100 in versione meccanica, che per precisione e fluidità di cambiata non ha molto da invidiare alla versione Di2.
L’unica differenza degna di nota riguarda l’ergonomia dei comandi, poiché nella versione meccanica per freno a disco la manopola è più lunga e meno compatta e, parere del tutto personale, esteticamente un po’ meno gradevole.
Dal punto di vista tecnico comporta una posizione in bici un po’ più allungata, quindi è un aspetto da tenere a mente in fase di acquisto e settaggio della bici.
La combinazione di rapporti prevista di serie è corsaiola (come suggerisce la sigla RC) e prevede una guarnitura 53-39 e un pacco pignoni 11-30.
Le ruote in carbonio Syncros Meritt 1.0 da 50 mm si sono rivelate scorrevoli e reattive.
Ideali per un percorso nervoso come quello della Nove Colli.
Il prezzo di 6.999 euro è alto ma ancora “umano” e in linea con la qualità della componentistica utilizzata.
Per chi è adatta
La Scott Foil Rc Disc è un prodotto ideale per gli amanti delle bici aero, che però non vogliono sacrificare completamente comfort e stabilità di guida.
Offre il meglio di sé su percorsi pianeggianti e nervosi, ma non sfigura nemmeno sulle lunghe salite, soprattutto se affrontate di passo.
Una aero bike molto versatile, dunque, che strizza l’occhio ad una fetta di potenziali utilizzatori molto ampia.
Per maggiori informazioni sulla Nove Colli: novecolli.it
Per maggiori informazioni su Scott: scott-sports.com
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Sull'autore
Nicola Checcarelli
Passione infinita per la bici da strada. Il nostro claim rappresenta perfettamente il mio amore per le due ruote e, in particolare, per la bici da corsa. Ho iniziato a pedalare da bambino e non ho più smesso. Ho avuto la fortuna di fare della bici il mio lavoro, ricoprendo vari ruoli in testate di settore, in Regione Umbria per la promozione del turismo in bici, in negozi specializzati. Con BiciDaStrada.it voglio trasmettervi tutta la mia passione per le due ruote.