Questa è la storia di un pirata, con la bandana gialla, ma senza nave, che era nato vicino al mare ma amava le montagne.
Era un pirata di terra e di salita, non aveva una nave ma una bicicletta e danzava sui pedali un ballo tutto suo.
C’era una volta un pirata su una bicicletta e c’era una ragazzina che nei pomeriggi afosi di un luglio lontano lo guardava rapita in televisione.
Ma andate a vedere cosa è un ciclista e quanti uomini vanno in mezzo alla torrida tristezza […] (Marco Pantani, 2004)
Questa è la storia di un pirata, che si chiamava Marco, con il cuore guerriero, l’animo di vetro e il sorriso dei generosi.
Era un pirata piccolo e magro, e non metteva tanta paura, ma lo temevano lo stesso, perché quando si alzava sui pedali, allora diventava un gigante.
C’era una volta Marco il Pirata, che andava all’arrembaggio di monti con i nomi stranieri - l’Alpe d’Huez, il Galibier, il Mont Ventoux - e desiderava come unica compagnia il boato della gente accorsa per vederlo.
Uno scalatore ha bisogno di star solo, di sapere che li ha tutti dietro. (Marco Pantani, Tour de France 1997)
Questa è la storia di un pirata che piaceva alla gente, un po’ folle un po’ ragazzaccio, un pirata da grandi imprese e da gesti disperati.
Era un pirata-ciclista, senza capelli e con gli orecchini, con le mani strette al manubrio e una tristezza irrisolta in fondo agli occhi.
C’era una volta un ragazzo romagnolo con il talento del campione, che anche quando vinceva sembrava avesse paura di mostrarsi troppo felice, forse più rabbioso che felice, come se ogni vittoria fosse in realtà una rivincita.
Più che un ciclista, Pantani è un’emozione, un giro più veloce del sangue, un soffio sul cuore. (Gianni Mura)
Questa è la storia di un pirata che cercava le montagne, venuto dai tempi andati, “quando si correva per rabbia o per amore”.
Questa è la storia di un uomo che si perse sull’ultima salita, è la storia di un campione che viveva di emozione.
Questa è la storia di Marco che ora non c’è più, che si inventò di essere un pirata, perché non gli bastava essere solo un ciclista.
L’ultimo nostro mito, una leggenda: Marco Pantani. […] E’ il campione che resta nella memoria di noi tutti. L’uomo deve soprattutto riposare in pace. (Beppe Conti)
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(Foto di apertura: "L'ultima salita del Pirata" - Francesco Morello)
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Sull'autore
Veronica Micozzi
Mi piace leggere, scrivere, ascoltare. Mi piacciono le storie. Mi piace lo sport. Mi piacciono le novità. Mi piace la sana follia che anima i seguaci della bici. E credo di aver capito perché vi (ci) piace tanto la bicicletta, al di là della tecnica, delle capacità, dell’agonismo: è per quella libertà, o illusione, di poter andare ovunque, di poter raggiungere qualsiasi vetta, di poter superare i propri limiti che solo le due ruote sanno regalarti…