Ma perché al Tour si cade così tanto?

Nicola Checcarelli
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Ma perché al Tour si cade così tanto?

Nicola Checcarelli
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Ma perché al Tour si cade così tanto?
E, soprattutto, è vero che al Tour 2021 si cade più del solito?

In realtà, con qualche differenza tra un anno e l’altro, durante la prima settimana della Grande Boucle il tema delle sicurezza e delle cadute è sempre stato all’ordine del giorno.
Quest’anno, probabilmente, l’inizio è stato peggiore del solito, ma si tratta comunque di un tema ricorrente.

Vista la dinamica di alcune cadute nella prima e nella terza tappa, possiamo dire che le conseguenze potevano pure essere peggiori…

perché al Tour si cade

Foto facebook.com/letour A.S.O. / Pauline Ballet

Di chi sono le responsabilità, se di responsabilità si può parlare?
Difficile dare un giudizio.
Anche analizzando le reazioni dei corridori e dei direttori sportivi sui vari canali social non tutti la pensano allo stesso modo.

Da un lato ci sono gli organizzatori, che hanno scelto percorsi non proprio adatti a finali di gruppo in volata (come d’altronde era successo anche al Giro).

Dall’altro, però, ci sono i corridori, che al Tour accettando di prendersi dei rischi che vanno oltre la ragionevolezza.




PERCORSI NON ADATTI ALLE VELOCITA’ ATTUALI
Partiamo dal primo punto.
Il finale della terza tappa, ad esempio, era veramente complicato e tortuoso.
Di certo non adatto alle velocità che il gruppo compatto è in grado di sviluppare ad oggi, che sono spesso sopra i 65 km/h.

Più sono le curve e i passaggi pericolosi, maggiori sono le probabilità che si possano generare situazioni di pericolo.

In tutti i grandi giri la scelta dei finali di tappa spesso è figlia di interessi economici e di spettacolo, ma forse in questi ultimi anni si sta andando un po’ oltre i limiti del buon senso.
In Formula 1 i circuiti sono stati adeguati alle prestazioni sempre maggiori delle monoposto e forse un discorso del genere sarebbe da prendere in considerazione anche nel ciclismo.

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Foto facebook.com/BahrainVictorious - BettiniPhoto e Chris Auld Photograpy

E’ pur vero, però, che alcune cadute, come quelle che hanno coinvolto Roglic nella terza tappa e Froome nella prima, sono avvenute in tratti di strada rettilinei e non particolarmente complicati.

Alcuni team avevano chiesto di neutralizzare il tempo di gara ai -8 km dal traguardo (anziché ai -3 km), ma lo stesso Van der Poel ha fatto notare che tante cadute sono avvenute ben prima.

Di certo, neutralizzare il tempo qualche chilometro prima permetterebbe agli uomini di classifica di sfilarsi un po’, lasciando a sgomitare solo chi lotta per la tappa e dunque riducendo un po’ i rischi.
Si tratta, però, di un palliativo e non di una soluzione…

CORRIDORI CHE RISCHIANO PIU’ DEL DOVUTO
L’altra faccia della medaglia è rappresentata dai rischi che sono disposti a prendersi alcuni corridori al Tour de France.

La corsa francese è la più importante vetrina del mondo.
Una vittoria, la maglia gialla, o anche solo un piazzamento possono cambiare una carriera. Tutti lo sanno e tutti vogliono ritagliarsi il loro spazio, soprattutto in queste prime tappe in cui nelle gambe non c’è ancora stanchezza.

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Foto facebook.com/Borahansgroheofficial

Le parole di Jonathan Vaughters, team manager della EF-Education-Nippo, sono state molto chiare in questo senso: “Il Tour è l’unica corsa in cui nessuno vuole usare i propri freni. Nel 2020 abbiamo visto una corsa eccezionalmente sicura, ma quest’anno siamo tornati alla “normalità””.

La situazione è forse peggiorata in questi ultimi anni, in cui gli sponsor richiedono sempre più visibilità e la pressione sui team e sui corridori è cresciuta ulteriormente.
Volete capire cosa intendiamo? Date un'occhiata al video qui sotto pubblicato da Velon.cc

Una condizione che, spinta al limite, aumenta a dismisura il rischio di un mestiere già di per sé pericoloso.

"Corriamo su strade aperte e non in circuito, non sempre sappiamo cosa ci può essere dietro una curva e la velocità è così alta in questi giorni che può essere pericolosa”, ha dichiarato in maniera molto onesta Van der Poel.

LE BICI MODERNA C’ENTRANO QUALCOSA?
Qualcuno, periodicamente, risolleva anche un interrogativo tecnico: le bici moderne, i freni a disco, le ruote ad alto profilo possono essere una delle cause di così tante cadute?
A nostro avviso no.

Qualche tempo fa si parlava del rischio di avere in gruppo corridori che usano il freno a disco e altri che usano il freno a pattino, dunque con spazi di frenata diversi.
Una situazione potenzialmente pericolosa, ma che oggi è ormai quasi superata, visto che l’unico team ad utilizzare ancora i freni tradizionali è la Ineos-Grenadiers.

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Foto facebook.com/INEOSGrenadiers

Il problema, semmai, potrebbe stare nel fatto che le bici moderne sono “troppo facili da portare al limite”.
Ovvero, sono così performanti, stabili e sicure da far sembrare possibile qualsiasi cosa (pure quelle oltre il limite), anche per corridori che stanno in sella diverse ore al giorno.
Ma questa è solo una nostra impressione e, magari, l’andremo ad approfondire con qualche pro’ che sta in gruppo…

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Foto d'apertura teamjumbovisma.com - CorVos



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Sull'autore
Nicola Checcarelli

Passione infinita per la bici da strada. Il nostro claim rappresenta perfettamente il mio amore per le due ruote e, in particolare, per la bici da corsa. Ho iniziato a pedalare da bambino e non ho più smesso. Ho avuto la fortuna di fare della bici il mio lavoro, ricoprendo vari ruoli in testate di settore, in Regione Umbria per la promozione del turismo in bici, in negozi specializzati. Con BiciDaStrada.it voglio trasmettervi tutta la mia passione per le due ruote.

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