Perché le bici moderne sono più veloci? Prima di tutto perché sono più comode
Nicola Checcarelli
Perché le bici moderne sono più veloci? Prima di tutto perché sono più comode
Nicola Checcarelli
In questo articolo esprimo un concetto che a qualcuno potrà sembrare strano e che va in controtendenza rispetto a quanto sostenuto da alcuni media e addetti ai lavori (che però immagino su una bici di ultima generazione non ci siano mai saliti).
Le bici moderne sono più veloci (e in generale migliori) prima di tutto perché sono più comode. E attenzione, parlo in modo specifico di bici da competizione, non dei modelli endurance.
E’ vero che telai, manubri e componenti sono sempre più aerodinamici e rigidi torsionalmente. Ma è anche vero che nuove laminazioni della fibra di carbonio, ruote con canale largo, gomme tubeless e di sezione maggiorata aiutano molto più che in passato ad assorbire le vibrazioni provenienti dal terreno e, dunque, stancano meno sulle lunghe distanze. Senza considerare che le geometrie sono meno estreme, o forse è meglio dire più ragionate rispetto a una volta. Così come migliore è l’ergonomia di manubri, selle e scarpe.
E’ un concetto di cui abbiamo parlato altre volte, arrivando addirittura a mettere in discussione l’utilità delle bici endurance.
L’altra mattina, però, mi sono trovato a riflettere su questo aspetto in maniera ancora più concreta, complice un’uscita che alla fine si è rivelata stranamente poco piacevole.
Sono partito in condizioni psicofisiche non proprio ottimali. Schiena mezza bloccata, probabilmente a causa dell’aria condizionata. Stanchezza generalizzata a causa del caldo e di una settimana trascorsa a ritmi piuttosto frenetici. In più avevo appena iniziato il test di un nuovo set di ruote e gomme e avevo un po’ esagerato con la pressione di gonfiaggio.
Fatto sta che dopo un’ora di pedalata non mi sentivo a mio agio in bicicletta, continuavo a muovermi sulla sella e in pianura facevo fatica a spingere a 30 km/h, cioè una velocità che di norma tengo con una certa facilità.
Le mie attenzioni erano rivolte a trovare una posizione che mi permettesse di attenuare i dolori piuttosto che a spingere sui pedali.
Ho tirato avanti così per altri 50 minuti e poi ho deciso di rientrare a casa, perché quando il fastidio supera il divertimento l’uscita non ha più senso. In questo caso specifico la “sofferenza” era dovuta a vari fattori, ma mi sono trovato a pensare che questa era una sensazione che qualche anno fa provavo spesso quando superavo le 3-4 ore di allenamento. Anche prima se si trattava di gare.
Oggi, anche se meno allenato e con qualche anno in più sul groppone, situazioni del genere non mi capitano quasi mai.
E il merito, inutile negarlo, è proprio delle bici da corsa moderne (purché scelte con criterio e della misura giusta).
Se fino a qualche tempo fa (se vogliamo essere più concreti, diciamo la seconda generazione di modelli con freno a disco) comfort e prestazioni viaggiavano su due rette parallele, oggi è possibile avere una bicicletta da competizione reattiva e veloce, ma allo stesso tempo capace di offrire un livello di assorbimento delle vibrazioni accettabile (con differenze da modello a modello).
Senza dimenticare i miglioramenti in termini di ergonomia e di possibilità di scelta di componenti fondamentali come sella, manubrio e scarpe. Oltre che l’evoluzione in fatto di conoscenze biomeccaniche. Basti pensare, ad esempio, a quanto sono cambiate le forme dei manubri oppure all’attenzione nella realizzazione di scarpe a pianta larga. Tutti dettagli che possono cambiare radicalmente (in meglio) la nostra esperienza in bicicletta e che nel passato recente erano pura utopia.
Stare più comodi (e avere meno dolori) significa pedalare più forte e riuscire a mantenere le stesse prestazioni più a lungo.
Un vantaggio enorme per i Pro’, che magari si trovano ad affrontare l’ultima salita di una tappa nell’ultima settimana di un Grande Giro meno affaticati, e quindi possono concentrarsi solo sull’esprimere il massimo del loro potenziale.
Un plus forse ancora più importante per noi appassionati, che non abbiamo la preparazione e la capacità fisiche dei Pro’, ma quasi sempre vogliamo pedalare sulle loro stesse biciclette, amiamo sfidare i nostri limiti e stare in sella tante ore, con la giusta dose di sano agonismo.
Se non vi trovate a vostro agio su una bici, valutate attentamente se la taglia è corretta, fatevi controllare la posizione in sella da un bravo biomeccanico e, magari, “ascoltate le sensazioni” per capire se manubrio, sella e scarpe sono quelle giuste per le vostre esigenze. Senza dimenticare di ragionare su sezione, tipologia e pressione delle gomme che, non ci stancheremo mai di dirlo, fanno una differenza enorme.
Perché oggi, per fortuna, si può pedalare comodi anche sulle bici da corsa più performanti.
Fatte queste considerazioni, rimane un dettaglio che può ancora fare la differenza a favore delle bici endurance e di cui abbiamo parlato nell'articolo qui sotto:
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Sull'autore
Nicola Checcarelli
Passione infinita per la bici da strada. Il nostro claim rappresenta perfettamente il mio amore per le due ruote e, in particolare, per la bici da corsa. Ho iniziato a pedalare da bambino e non ho più smesso. Ho avuto la fortuna di fare della bici il mio lavoro, ricoprendo vari ruoli in testate di settore, in Regione Umbria per la promozione del turismo in bici, in negozi specializzati. Con BiciDaStrada.it voglio trasmettervi tutta la mia passione per le due ruote.