Perché mio figlio dovrebbe andare in bici: 5 "lezioni" che il ciclismo può insegnare
Veronica Micozzi
Perché mio figlio dovrebbe andare in bici: 5 "lezioni" che il ciclismo può insegnare
Veronica Micozzi
Perché mio figlio dovrebbe andare in bici?
C’è qualcosa di speciale che la bici può insegnare a un bambino, o a un ragazzo, e che potrà poi servirgli nella vita?
Me lo sto chiedendo da qualche giorno, da quando mio figlio Matteo, 7 anni, ci ha chiesto: «Mamma, papà, per il mio compleanno posso avere una bicicletta nuova?»
Inutile negare che la richiesta ci ha fatto piacere: prima di tutto, non vuole un nuovo videogioco e questa è già una vittoria!
Poi, c'è da dire che il papà va in bicicletta da oltre 30 anni e io da 6 lavoro nella redazione di Mtbcult.it e Bicidastrada.it, quindi, la bicicletta è una di famiglia in casa nostra…
Ma al di là degli interessi di noi genitori, per quali motivi è bello e importante che un figlio decida di andare in bicicletta e magari finisca per appassionarsi a questo sport?
Vorrei provare a ragionarci insieme…
Diamo per scontato che il ciclismo, così come tanti altri sport, faccia bene alla crescita psico-fisica di un bambino: lo aiuta a mantenersi in forma, rinforza la muscolatura, protegge le articolazioni, in più si pratica all’aria aperta, quindi aiuta anche a vivere un sano rapporto con la natura.
Tutte motivazioni giuste ma il ciclismo è anche qualcosa di più…
Quante volte avrete letto, o avrete pensato voi stessi, che il ciclismo è una metafora della vita?
Secondo me, in questa affermazione, qualcosa di vero c’è…
E se proprio la bicicletta potesse aiutare i nostri figli a crescere meglio, come persone a tutto tondo, intendo?
Io, per esempio, vorrei che mio figlio andasse in bicicletta per imparare a…
1 - TENERE DURO
Andare in bicicletta allena la resistenza, soprattutto quella mentale.
Vi ricordate che gioia ma anche che fatica quando da bambino impari a pedalare senza rotelle?
E quante volte cadi, quante volte dici “Non ci riesco” prima di riuscirci?
Se vai in bicicletta sai che farai fatica, che le gambe ti faranno male, che magari inizierà a piovere sul più bello, che incontrerai delle salite, e che a volte ti sembreranno troppo lunghe o troppo ripide.
Ma sai pure che se tieni duro, arriverai in cima alla salita, ti godrai il paesaggio e poi ti divertirai in discesa.
E non avrai bisogno di altre ricompense.
2 - PORSI DEGLI OBIETTIVI
Andare in bicicletta è una continua sfida con se stessi, una corsa a migliorarsi: prima devi imparare a stare in equilibrio, poi a frenare, a fare le curve, più avanti a fare due ore di allenamento, poi tre, poi ad andare più veloce…
E porsi degli obiettivi significa imparare a rispettarli e a dare sempre il massimo per raggiungerli.
E’ un allenamento all’onestà, verso se stessi e verso gli altri.
Vi pare poco?
3 - CREDERE IN SE STESSO
«Non ce la faccio più!»
«Ora mi fermo e scendo»
«Ma chi me l’ha fatto fare?»
Lo pensiamo a volte stando in sella e forse più spesso quando affrontiamo le situazioni di tutti i giorni.
E poi invece ce la fai - a superare la salita, a battere quello sbruffone, ad essere promosso all’esame, a parlare col tuo capo…
Se c’è una cosa che vorrei che mio figlio imparasse è proprio questa: se hai un minimo di talento, ti impegni al massimo e credi in te stesso, niente (o quasi) ti sarà precluso.
Sulla strada e nella vita.
4 - CAPIRE CHE SI PERDE DA SOLI, MA SI VINCE INSIEME
Andare in bicicletta è uno sport individuale o uno sport di squadra?
Secondo me tutti e due, ed è proprio questo il bello.
Sei solo quando spingi sui pedali, quando il sole ti scotta la schiena, quando il vento ti punge la faccia, quando sudi e quel traguardo sembra non arrivare mai, quando sbagli e la responsabilità è la tua…
Però, solo veramente non lo sei quasi mai: innanzi tutto perché i ciclisti si riconoscono come appartenenti allo stesso “gruppo” e se si incontrano, si salutano e si aiutano.
E soprattutto, perché uscire in bicicletta da soli può anche servire qualche volta ma condividere le uscite in bicicletta con gli amici, con la famiglia, con la squadra ti regala un senso di felicità impagabile.
5 - ACCETTARE CHE UN GREGARIO DEBBA CORRERE COME (E PIU’) DI UN CAPITANO
Questa è la lezione più dura da mandare giù, ma tanto ciascuno di noi almeno una volta sarà il gregario di qualcun altro: quello cioè che si sacrifica, ha testa, cuore ed è destinato a non vincere, anzi a far vincere qualcun altro.
Il ruolo del gregario è altruista e coraggioso per definizione.
E comunque, riconoscere che un altro è più bravo, più forte, più veloce non è mai un segno di debolezza.
E anche perdere una gara non è una sconfitta se hai dato il meglio di te.
Se fosse anche solo per questo, per imparare questo insegnamento doloroso e bellissimo, sì, io vorrei proprio che mio figlio andasse in bicicletta.
A questo punto, inutile dire qual è stata la mia risposta alla richiesta di Matteo per il suo regalo, vero?
Se siete amanti dei bei racconti, qui trovate altre Storie di strada.
Se avete bambini, vi potrebbero tornare utili i nostri consigli per andare in bicicletta con i bambini divertendosi.
(Foto di copertina: Maratona Dles Dolomites - www.maratona.it/it)
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Sull'autore
Veronica Micozzi
Mi piace leggere, scrivere, ascoltare. Mi piacciono le storie. Mi piace lo sport. Mi piacciono le novità. Mi piace la sana follia che anima i seguaci della bici. E credo di aver capito perché vi (ci) piace tanto la bicicletta, al di là della tecnica, delle capacità, dell’agonismo: è per quella libertà, o illusione, di poter andare ovunque, di poter raggiungere qualsiasi vetta, di poter superare i propri limiti che solo le due ruote sanno regalarti…