"Non ci sono più i corridori di una volta" e non si tratta di una frase fatta.
Tom Pidcock torna in MTB dopo una stagione delle classiche su strada in chiaroscuro.
I risultati incoraggianti ottenuti alla vigilia del Giro delle Fiandre e delle Classiche delle Ardenne con l'11° posto all'Amstel Gold Race (vinto dal compagno Kwiatkowski) non hanno trovato le giuste conferme. Di mezzo la sfortuna e la caduta (con polemica) alla Liegi-Bastogne-Liegi, quella che ha coinvolto anche Alaphilippe.
Ieri ad Albstadt, in Germania, il ritorno in mountain bike in occasione della seconda prova della Mercedes-Benz UCI Mountain Bike World Cup.
L'ultima apparizione di Pidcock nel cross country era datata 26 luglio 2021, Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Medaglia d'oro.
Cambiano gare e scenari. Il risultato è sempre lo stesso. Primo.
Quello che fa più impressione, però, è la "facilità" con cui l'asso della INEOS-Grenadiers, già Campione del Mondo ciclocross, ha sbaragliato la concorrenza con un allungo in salita nel corso del terzo giro.
2° a 20'' è arrivato Nino Schurter. L'elvetico, campione del mondo di specialità, è uno dei "mostri sacri" del cross country.
3° il rumeno Vlad Dascalu.
Qui sotto gli highlights della gara:
Pidcock torna in MTB: obiettivo Mondiale...
Il team INEOS-Grenadiers conferma: l'obiettivo numero uno di Pidcock è il Mondiale XCO di Les Gets (Francia) che si correrà domenica 28 agosto, anche se di lì a un mese (25 settembre) a Wollongong, in Australia, andrà in scena il Mondiale strada su un percorso nervoso con salite brevi e pendenze a doppia cifra.
Una domande sorge spontanea: la tripla corona mondiale è il vero obiettivo di Pidcock in questa stagione? Oltre ai titoli si tratterebbe di entrare nella storia del ciclismo perché mai nessuno fino ad ora è riuscito a vestire contemporaneamente la maglia iridata su strada, nel ciclocross e nel cross country.
Campione multitasking
Ad Albstadt Pidcock ha fatto riemergere il dibattito sulla multidisciplinarietà. "Nel ciclismo moderno di alto livello la competitività di un ciclista si misura anche dal bagaglio di esperienze tecniche maturate nel corso della sua carriera, attraverso la pratica di diverse specialità del ciclismo". Lo afferma il Settore Studi della Federazione Ciclistica Italiana che aggiunge: "Ciò che si impara da bambini, se allenato non si dimentica più".
Non è mai troppo tardi per imparare, aggiungiamo noi, ma è evidente che sempre di più i grandi campioni amano variare e spaziare nel fuoristrada per modificare la qualità e l'intensità degli stimoli allenanti.
A questo si aggiungono divertimento e minor pressione: due aspetti che giocano un ruolo fondamentale per scaricare la testa dall'attività su strada, ma che allo stesso tempo perfezionano equilibrio e propriocezione, abilità di guida della bici, compensazione muscolare, etc..
Una lista di qualità tecniche che nel corso degli ultimi anni è diventata via via sempre più lunga. Abilità indispensabili anche per chi ama la bici da strada.
QUI la classifica completa della seconda prova di Coppa del Mondo XCO.
Pidcock proseguirà il suo percorso di attacco al Mondiale il prossimo 15 maggio con la terza prova di Coppa che si svolgerà a Nove Mesto, in Slovenia.
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Per maggiori informazioni: uci.org/competition-hub
Crediti per tutte le immagini: Bartek Wolinski / Red Bull Content Pool
Variare gli stimoli significa anche praticare sport differenti che allenano la resistenza. Qui sotto un esempio.
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Sull'autore
Giovanni Bettini
"I poveri sono matti" diceva Zavattini. Anche i ciclisti oserei dire. Sono diventato "pazzo" guardando Marco Pantani al Tour de France 1997 anche se a dire il vero qualcosa dentro si era già mosso con la mitica tappa di Chiappucci al Sestriere. Prima le gare poi le esperienze in alcune aziende del settore e le collaborazioni con le testate specializzate. La bici da strada è passione. E attenzione: passione deriva dal greco pathos, sofferenza e grande emozione.