Pogačar a Plateau de Beille: mai nessuno come lui in salita, guardate che numeri
Giovanni Bettini
Pogačar a Plateau de Beille: mai nessuno come lui in salita, guardate che numeri
Giovanni Bettini
Sempre più al comando, sempre più Maglia Gialla. Lanciato verso quella doppietta Giro-Tour che è riuscita solo a sette corridori. E che corridori: Coppi, Anquetil, Merckx, Hinault, Roche, Indurain e Pantani. Pogačar ieri a Plateau de Beille ha scritto la storia: sgretolato il record del Pirata messo a segno in quel magico Tour de France del 1998.
39'44 Pogačar, 43:20 Pantani. Un divario di 3'36''.
Un'altra epoca, un altro ciclismo. Biciclette diverse, preparazione e alimentazione diverse: tre dimensioni che nell'ultimo decennio hanno subito un cambio di passo esponenziale.
Volendo giocare con l'immaginazione ieri Pantani sarebbe arrivato tra Remco Evenepoel (3° a 2'51'') e Mikel Landa (4° a 3'54'').
Al netto della nostalgia, Pogačar per battere Pantani lungo i 15,8 km al 7,9% dell'ascesa finale ha messo a segno quella che sembra essere la miglior prestazione della storia di un ciclista in salita. Alla fine della seconda settimana, in una tappa da 4.800 metri di dislivello...
Numeri mostruosi sui 40'
Al di là del confronto con Pantani, che come abbiamo detto spesso è più una curiosità che altro viste le tante differenze tra le due epoche, per farvi capire la grandezza della prestazione di Pogačar riavvolgiamo il nastro e facciamo un passo indietro grazie ai dati forniti da questo studio scientifico.
La ricerca, pubblicata nel 2013, prende in esame i valori VAM (Velocità Ascensionale Media) fatti registrare in epoca moderna al Tour de France.
Come sappiamo la VAM non può essere l'unico dato per identificare lo spessore di una prestazione perché questo valore è soggetto a diverse variabili come ad esempio il gradiente della salita.
Pendenza media che però coincide tra Plateau de Beille e l'ascesa a Verbier di Contador del 2009.
C'è un unico particolare: la salita che conduce a Verbier è lunga 8,7 km, Plateau de Beille misura quasi il doppio...
L'intera comunità del ciclismo assegna a Pogačar una VAM impressionate sui 40' che sfiora i 1.900 m/h: 1.885 per la precisione.
Un valore che rimanda ad una potenza pari a circa 435-440 watt medi.
Il rapporto peso/potenza arriva toccare la soglia stellare dei 6,9 w/kg su poco meno di 40’.
Altrettanto stellare la media oraria: 23,8 km/h.
Non c'è mai stato un arrivo in salita così veloce nelle storia del Tour de France.
L'impresa era nell'aria. Ai meno dieci dal traguardo Pogačar aveva dato una dimostrazione della sua supremazia salendo senza mani sul manubrio a ruota di Vingegaard prima di rinfrescarsi con una borraccia.
Pogačar a Plateau de Beille nella storia con Vingegaard
In questa suggestiva proiezione viene messa a confronto la prestazione del fuoriclasse sloveno con quella di Pantani.
⛰️ PLATEAU DE BEILLE (15.80 km, 7.91 %, 1250 m) | #TDF2024
⏱️ 1998 Pantani ↔️ 2024 Pogacar pic.twitter.com/ANuAG1bslz
— ammattipyöräily (@ammattipyoraily) July 14, 2024
I due viaggiano quasi appaiati per i primi sei chilometri e qui il divario inizia ad aumentare a favore dello sloveno che dai meno 10,5 ai meno 5,4 km dal traguardo ha potuto sfruttare la scia di Vingegaard.
A conti fatti la prestazione di Pogačar a Plateau de Beille finisce per consegnare agli annali di Fisiologia dello Sport anche quella del danese due volte vincitore del Tour.
Insomma... Ieri è stata scritta una pagina di storia del ciclismo.
Al netto di suggestivi e nostalgici confronti non è azzardato dire che i primi tre di questa Grande Boucle sono degli autentici fenomeni.
Foto in apertura: A.S.O./Charly Lopez
QUI tutte le nostre analisi sulle prestazioni dei pro'.
Qui sotto i valori espressi da Vingegaard in occasione dell'11° tappa sui 12'.
Vingegaard sul Col de Pertus. Ecco quanto è andato forte per recuperare 30” a Pogačar
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Sull'autore
Giovanni Bettini
"I poveri sono matti" diceva Zavattini. Anche i ciclisti oserei dire. Sono diventato "pazzo" guardando Marco Pantani al Tour de France 1997 anche se a dire il vero qualcosa dentro si era già mosso con la mitica tappa di Chiappucci al Sestriere. Prima le gare poi le esperienze in alcune aziende del settore e le collaborazioni con le testate specializzate. La bici da strada è passione. E attenzione: passione deriva dal greco pathos, sofferenza e grande emozione.