Quanta elettronica serve davvero su una bici?
Bella domanda!
Se ci guardiamo intorno siamo circondati, abituati, assuefatti, bombardati e/o desiderosi di elettronica e di vedere come gli ultimi ritrovati su hardware e software possano migliorare di volta in volta la nostra vita.
Gli approcci verso questa continua proposizione di “novità elettroniche” possono essere molto diversi:
- scetticismo: tutto ciò che è nuovo un po’ spaventa e quasi infastidisce. Perché altera le abitudini e consuetudini, fra cui anche il rapporto con gli oggetti e, in qualche modo, anche quello con le persone;
- sorpresa: tutto ciò che è nuovo mi intriga, perché apre nuove prospettive e mi proietta in avanti. E non vedo l’ora di metterci le mani sopra.
- indifferenza: per il momento non mi interessa, poi vedremo...
- fastidio: l’ennesima novità che rende un po’ più vecchio quello che ho.
O magari un mix variabile da individuo a individuo di questi quattro.
In quali vi riconoscete di più?
In ogni caso una cosa è certa.
Nessuno comparto del mondo merceologico è riuscito a “salvarsi” dalla tecnologia e, spesso, dall’elettronica, cioè da hardware e software.
Cioè, nel caso della bici, da cambi elettronici, ciclocomputer, app e algoritmi.
E’ un male?
E’ un bene?
Dipende: la tecnologia è quasi sempre migliorativa e seppure in un primo momento possa non sembrarlo (e, anzi, apparire addirittura come fumo negli occhi) in realtà lo diventa sempre di più con gli step successivi.
Un esempio?
Il cambio elettromeccanico.
Il primo lo lanciò Mavic diversi decenni fa (ricordate il Mavic Mecatronic, nella foto sopra?), ma solo Shimano con il DI2 lo ha reso utilizzabile e interessante per il pubblico.
E all’inizio non fu accolto da un’ovazione collettiva.
"Ma a che cosa serve?"
Ebbene, oggi sappiamo quanto i gruppi Campagnolo EPS, Shimano DI2, Fsa K-Force WE e Sram AXS siano apprezzati.
E chi li prova per bene si convince che, sì, tutto sommato sono migliorativi rispetto al cambio ad attivazione “umana”.
Quindi, quanta elettronica serve davvero su una bici?
La risposta più sensata a questa domanda è la seguente: quella necessaria a facilitare l’uso della bici stessa. Senza farla diventare un orpello poco utile e soprattutto costoso.
Visto che i prezzi sono già ora difficili da digerire…
Ma c’è dell’altro, cara bike industry…
Se volete farla diventare una cosa figa, questa elettronica non deve essere ingombrante.
Non nel senso fisico del termine, ma in termini pratici.
Deve sapersi mimetizzare, non deve essere la protagonista della nostra uscita in bici, anzi, usando la bici deve fare il più grande gesto di umiltà (ma anche di intelligenza) possibile: scomparire.
Mi spiego meglio.
Quando sono in sella non deve farmi pensare.
Deve esserci, fare il suo lavoro, ma in disparte.
Come un gregario.
Sai che c’è quando serve, ma non è lui il protagonista.
Se l’elettronica si mette di mezzo fra me e la strada potrebbe finire male.
Male per lei.
E allora le e-bike?
In realtà è esattamente lo stesso discorso, salvo che il processo di accettazione di un servomotore elettrico e di una batteria così grandi hanno richiesto (e richiederanno) comprensibilmente molto tempo.
Io stesso, non lo nascondo, ero profondamente scettico e diffidente.
Fino a quando mi sono reso conto che le e-Mtb erano una novità talmente grossa da aver creato una nuova modalità di utilizzo della Mtb.
Un altro gioco proprio.
E abbiamo concesso spazio ad hardware e software nel nostro rapporto con sentieri e Natura, scoprendo nuovi orizzonti.
E, attenzione, ho scritto “nuovi orizzonti” e non “orizzonti migliori”.
La bici da corsa elettrica è agli albori in questo senso, ma non si può escludere che il processo sarà il medesimo.
Quindi alla domanda quanta elettronica serva davvero su una bici siamo noi utenti a rispondere con le nostre scelte.
Scelte che, ce lo auguriamo di cuore, vengano fatte in maniera consapevole, abbastanza ragionata (sempre di passione parliamo, quindi…), ma soprattutto informata tramite le nostre pagine e i nostri video.
Essere diffidenti o scettici nei confronti di una novità tecnologica non è sbagliato, a patto di farlo a ragion veduta.
Sottolineo a ragion veduta…
Il nostro scopo è tenervi informati e aiutarvi a fare le scelte migliori per il vostro modo di andare in bici.
Tutto il resto è noia.
Ci vediamo presto…
Se volete esprimere il vostro parere o se avete domande sull'argomento vi invitiamo a scriverle nei commenti al post sulla nostra pagina Facebook che trovate qui sotto:
Condividi con
Tags
Sull'autore
Simone Lanciotti
Dalla Mtb, alla bici da strada, passando per una e-Mtb e se capita anche una gravel bike. La bicicletta è splendida in tutte le sue forme e su BiciDaStrada.it, di cui sono il fondatore e il direttore, ci concentriamo sulla tecnica, sulle emozioni, sui modi per migliorarsi e soprattutto sul divertimento. Quello che fa bene al cuore, alle gambe e alla mente. Pedali agganciati!