Scegliere il manubrio della bici da corsa: quante cose da valutare…

Nicola Checcarelli
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Scegliere il manubrio della bici da corsa: quante cose da valutare…

Nicola Checcarelli
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Scegliere il manubrio della bici da corsa, ma anche quello della gravel, è diventato piuttosto complicato perché rispetto al passato ci sono molte più variabili da considerare. Alluminio o carbonio, integrato oppure no, con quale reach e drop, con flare oppure no e così via.

E’ vero che se parliamo di bici di alta gamma spesso il manubrio è già parte integrante dell’allestimento. Ma è altrettanto vero che le misure e la forma della piega possono incidere in modo significativo sul comfort in sella, visto che si tratta di uno dei tre punti di contatto tra ciclista e bicicletta. Perciò, se quello che viene proposto di serie non vi convince, cercate di mettervi d’accordo con il negoziante per poterlo sostituire.

Stesso discorso vale nel caso in cui non vi sentiate a vostro agio sulla bici: una delle prime cose da valutare è relativa a lunghezza di attacco e forma e misura del manubrio, che nel caso di cockpit integrati vanno di pari passo.

Si tratta di un tema che abbiamo già trattato altre volte, ma su cui torniamo alla luce degli ultimi sviluppi tecnici e biomeccanici. Facciamo alcune considerazioni e cerchiamo di spiegare in modo semplice cosa significano i termini più utilizzati e come possono incidere sul comfort…

Scegliere il manubrio della bici da corsa: integrato oppure no?

Dopo i primi esemplari lanciati nei all'inizio degli anni 2000, per molto tempo i manubri integrati sono finiti nel dimenticatoio. Negli ultimi anni sono tornati prepotentemente alla ribalta. Equipaggiano di serie le bici più costose, ma rappresentano anche uno degli upgrade più desiderati dagli appassionati.

La motivazione principale, di solito, è di natura estetica, ma il montaggio di una piega integrata porta con sé anche diversi risvolti tecnici. E’ più leggera, aerodinamica e rigida, ma anche meno versatile e spesso meno comoda. 

Consiglio: se avete già una bici che vi sembra tanto rigida, prima di montare un manubrio integrato pensateci bene. O comunque sceglietelo con accuratezza. 

Nell’articolo che trovate qui sotto abbiamo parlato in modo più dettagliato di 3 vantaggi e 4 limiti dei manubri integrati in carbonio:

Carbonio o alluminio?

Se scegliete un manubrio integrato la domanda diventa retorica visto che sono proposti solo in fibra di carbonio.

In caso contrario, invece, è un aspetto da valutare, sia sotto il punto di vista tecnico che economico.
Il manubrio in carbonio è più leggero, in genere smorza meglio le vibrazioni provenienti dalla strada, ma è molto più costoso (una piega d’alta gamma in alluminio costa circa 1/3 di una in carbonio).
Il manubrio in lega è un po’ più pesante e rigido, ma è pur vero che sul comfort si può lavorare attraverso altri accorgimenti, come un nastro più spesso o una pressione delle gomme leggermente più bassa.

Consiglio: se non avete problemi di budget, ha senso orientarsi sul carbonio, in caso contrario ci sono upgrade che possono risultare più importanti.

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Larghezza: attenzione agli eccessi

La larghezza è uno degli elementi più importati da considerare per scegliere il manubrio della bici da corsa.

La valutazione tradizionale fa riferimento all’ampiezza delle spalle, più nello specifico alla larghezza che intercorre tra la parte esterna delle due sporgenze ossee che si trovano alla fine delle clavicole e prendono il nome di acromion.

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Oggi, non solo tra i professionisti, c’è la tendenza a utilizzare manubri molto più stretti del necessario, essenzialmente per motivi aerodinamici (anche se l’appassionato che pedala a 25 km/h di media forse dovrebbe privilegiare più il comfort che l’aerodinamica).

Attenzione a non esagerare, perché un manubrio troppo stretto può risultare scomodo e incidere in maniera fortemente negativa sulla guidabilità del mezzo. Chiaramente anche un manubrio troppo largo può influire negativamente sul comfort.

Consiglio: se volete orientarvi su un manubrio più stretto del normale può essere utile inclinare leggermente le leve verso l’interno, in modo che l’impugnatura segua la curvatura delle braccia, che può risultare più accentuata proprio per adattarsi al manubrio più stretto delle spalle.
La cosa migliore, però, è affidarsi a un bravo biomeccanico.

Di tutto questo abbiamo parlato in modo più dettagliato nell’articolo che trovate qui sotto:

Flare (angolo d’apertura)

Il flare indica l’angolo di apertura verso l’esterno della parte bassa della piega, guardandola da davanti. L’angolo d’apertura, chiaramente, si traduce in una diversa larghezza tra punto di fissaggio dei comandi e parte bassa della curva.

I manubri dotati di flare sono nati prima di tutto per il gravel, ma con la tendenza a usare pieghe sempre più strette, negli ultimi anni si sono affermati anche in ambito road. Il flare, infatti, permette di stare più stretti e aerodinamici quando si pedala in presa alta, ma di avere una maggiore ampiezza in presa bassa, non sacrificando la stabilità e la guidabilità del mezzo in discesa e volata.

Su strada le misure di flare più diffuse sono comprese tra 4 e 8°, che  corrispondono a differenze di larghezza tra parte alta e parta bassa della curva comprese tra 1,5 e 3 cm.
Il parere di chi scrive è che, senza eccessi, si tratta di un’ottima soluzione per far convivere aerodinamica e comfort/sicurezza.

Outsweep o Flare out (angolo di apertura esterna)

L’outsweep molto spesso viene confuso con il flare, ma è una cosa diversa.
Si tratta dell’angolo di apertura della parte inferiore della curva rispetto alla perpendicolare che parte dal punto di fissaggio dei comandi. Mentre il flare è ben visibile guardando il manubrio da davanti, l’outsweep risulta evidente guardando la piega dall’alto.
Nell’immagine in basso, sempre realizzata da Pro, la lettera S identica l'outsweep:

L’outsweep è molto più diffuso sui manubri gravel che su quelli da strada, ma di recente alcuni marchi lo hanno introdotto anche nel mondo road, come nel caso del nuovo Zipp SL 80 Race (foto in basso).

Può aiutare a mantenere una posizione del braccio leggermente più naturale quando si pedala in presa bassa, ma dipende dall’ampiezza dell’angolo e dai gusti personali.
A nostro avviso non è così determinante come il flare e forse è più utile in gravel che su strada.

Reach (profondità)

ll reach identifica la profondità della piega, cioè la distanza tra l’asse della barra centrale e il centro della parte più avanzata della curva. I valori dei manubri moderni sono molto più contenuti che in passato e si attestano, in media, tra i 70 e gli 80 mm, permettendo una posizione meno allungata e più comoda.

Si tratta di un parametro da valutare con attenzione, poiché con le mani sui comandi ha lo stesso effetto di un attacco più o meno lungo. Nel caso di manubri integrati, ad esempio, se il reach è molto pronunciato dovreste valutare bene se è il caso di scegliere un attacco leggermente più corto.

Drop (ampiezza)

Il drop rappresenta l’altezza verticale della piega, che viene misurata dall’asse della barra orizzontale del manubrio, al centro della parte bassa della curva. Più è contenuto, più facile sarà impugnare la piega nella parte bassa. E più facile sarà la velocità di passaggio dalle due posizione, aspetto utile sopratutto in gravel e in discesa.

Il drop, come il reach, negli ultimi anni è stato sensibilmente ridotto rispetto al passato e oggi le misure più diffuse si attestano tra 120 e 130 mm. 

Se volete saperne di più su reach e drop del manubrio, ne abbiamo parlato nell’articolo qui sotto:

Forma della curva e della barra

Se ne parla poco, ma la forma della piega, specie nel punto di transizione con i comandi, ha un’incidenza notevole su ergonomia e comfort. 

Manubri con una zona di transizione leggermente in discesa (per capirci, che forma un avvallamento tra la piega e il comando) facilitano il mantenimento di una posizione aerodinamica, ma richiedono un'impostazione maggiormente proiettata in avanti, con un certo carico su mani e braccia, che non tutti sono in grado di sostenere.

Una zona di transizione più orizzontale, a nostro avviso, è meno estrema e più facilmente apprezzabile da qualsiasi tipo di utente. La scelta, ovviamente, dipende prima di tutto dalle proprie caratteristiche fisiche e dalle proprie esigenze.

L’altro elemento da valutare è relativo alla forma della barra superiore, che interessa sopratutto chi tiene molto le mani in presa alta centrale. Si va da quella tonda dei manubri tradizionali a quella molto schiacciata dei manubri aerodinamici. Non tutti amano le forme super aero, tanto che Vision sul nuovo Metron 5D Evo dà la possibilità di scegliere tra due profondità (foto sotto).

Qui non c’è una soluzione migliore dell’altra, dipende dal gusto personale. Mediamente, chi ha mani grandi tollera meglio anche i profili aero molto spinti.

Angolazione indietro o in avanti

Se fino a qualche anno fa la barra centrale del manubrio da strada era quasi sempre dritta, oggi è frequente trovare un'angolazione indietro (backsweep) o in avanti della parte superiore del manubrio.

Si tratta di scelte pensate per garantire una posizione della mano più naturale quando si pedala sulla parte superiore, ma i vari produttori hanno filosofie differenti in merito. A nostro avviso anche il design gioca un ruolo non secondario su queste scelte.

Per fare degli esempi, il manubrio RSL Aero montato di serie sulla nuova Trek Madone Gen 8 è dotato di un backsweep piuttosto accentuato, mentre la piega Roval Rapide o la Vision Metron 5D Evo hanno un angolo di curvatura in avanti.

Personalmente mi sono trovato bene con entrambe le soluzioni. Dipende dalle proprie caratteristiche fisiche e dal modo di impugnare il manubrio.

Rise

Il rise indica quanto la zona di appoggio delle mani è rialzata rispetto all’attacco manubrio. E’ molto diffuso in ambito Mtb, decisamente meno su strada, dove interessa per lo più pieghe destinate all’endurance. 

Il rise è di solito abbinato ad una maggiore flessibilità del manubrio, ma soprattutto permette di rialzare ulteriormente la zona di appoggio delle mani. Può essere una soluzione per chi si trova a pedalare con un dislivello eccessivo senza esagerare con l’uso di spessori, magari perché ha scelto una taglia sbagliata o una bici con caratteristiche non adatte alla propria fisicità.

Scegliere il manubrio della bici da corsa: il nastro manubrio

Che c’entra adesso parlare di nastro manubrio, direte voi?

C’entra, perché è un accessorio strettamente connesso alla piega, che costa pochi euro, ma che può cambiare in meglio o in peggio l’esperienza di pedalata. Perché spesso a fare la differenza sono i dettagli, come succede anche con la pressione delle gomme.

scegliere il manubrio della bici da corsa

Un nastro con scarso grip (soprattutto quando si suda in estate o c'è umidità in inverno) può rendere poco sicura la guida, a prescindere dalla forma e dalla larghezza della piega.
Un nastro di buona qualità, con alto potere assorbente, può rendere meno rigido e più piacevole un manubrio integrato molto “duro”.

Insomma, dopo aver speso un bel gruzzoletto su un manubrio di ultima generazione, ha senso lesinare qualche euro sulla scelta del nastro? 

QUI trovate tutti i consigli tecnici pubblicati su bicidastrada.it

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Sull'autore
Nicola Checcarelli

Passione infinita per la bici da strada. Il nostro claim rappresenta perfettamente il mio amore per le due ruote e, in particolare, per la bici da corsa. Ho iniziato a pedalare da bambino e non ho più smesso. Ho avuto la fortuna di fare della bici il mio lavoro, ricoprendo vari ruoli in testate di settore, in Regione Umbria per la promozione del turismo in bici, in negozi specializzati. Con BiciDaStrada.it voglio trasmettervi tutta la mia passione per le due ruote.

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