Quando il meccanico inizia ad avvolgere il nastro manubrio e si è in attesa della bici nuova, ogni ciclista inizia a montare una certa emozione. Quando, invece, ritiriamo la nostra specialissima dopo un controllo o una riparazione e mettiamo le mani sul manubrio "vestito" a nuovo l'impressione è quella di aver cambiato l'abito alla bici. Tutto questo grazie ad un componente semplice ed essenziale. Abbiamo fatto indossare alla Whistle Vaero (QUI il nostro short test) e al manubrio Vision Metron 5D Evo il nastro manubrio Nabico Roubaix Dots strada.
Estate 2024: un nuovo inizio
Prima di iniziare una precisazione: Nabico potrebbe suonare come un marchio nuovo ed emergente.
In verità l'Azienda padovana di Sant'Angelo di Piove di Sacco ha alle spalle una lunga tradizione in materia.
Fondata nel 1972 con il nome Nastri Bici Corsa, questa realtà artigianale ha rischiato di chiudere e di vedersi cancellare il relativo patrimonio tecnico maturato in oltre 50 anni d'attività.
Ci ha pensato un nome noto nel mondo delle due ruote a pedali a salvare la situazione: Michela Fontana, in passato co-proprietaria del celebre marchio Cicli Olympia che ha sede proprio a Piove di Sacco.
Ne avevamo parlato QUI.
Michela assieme a Nicholas Boldrin e Davide Scantamburlo (foto sotto) si è rimboccata le maniche e ha rimesso in moto le operazioni. Senza dimenticare il passato.
Nabico, infatti, non è altro che l'acronimo di Na-stri Bi-ci Co-rsa.
Oggi la gamma nastri Nabico offre cinque famiglie prodotto distribuite su due collezioni: strada e gravel. Tutte rigorosamente Made in Italy.
- Roubaix: nastro in PVC antivibrazione e antiscivolo con spessore 2,5 mm (strada, il modello oggetto di questo test) e 3,5 mm (gravel) con finiture puntinate Dots.
- Siena: nastro in ecopelle dal richiamo vintage, forato o a modulo continuo, spessore 2 mm.
- Gavia: il classico nastro in EVA, forato o a modulo continuo, che nella versione Cork presenta le inconfondibili particelle di sughero che aumentano l'idrorepellenza e la resistenza all'umidità. Spessore 2,5 mm.
- Silico Grip 3D: ideale per il gravel grazie allo spessore di 3 mm, unisce una struttura in EVA ad una stampa 3D in silicone, gradevole al tatto, che aumenta l'aderenza.
- Carbon Look: costruzione in PVC essenziale per uno spessore di 2 mm e un evidente richiamo ai tessuti di carbonio con intreccio plain.
Nabico Roubaix Dots: ha tutto quello che serve
Montaggio e sensazioni
Fuori dalla scatola la trama puntinata esercita un certo fascino e invita da subito alla prova al tatto: piacevole e non aggressiva.
Allungando la matassa è possibile rilevare una certa elasticità, fondamentale durante l'avvolgimento.
Allo stesso tempo Nabico sembra aver messo un "freno" all'allungamento.
Questa caratteristica potrebbe venire incontro ai meccanici che amano tirare parecchio il nastro in officina accontentando allo stesso tempo il ciclista su strada che in genere non disdegna un avvolgimento morbido.
Il lato inferiore della banda è caratterizzata da adesivo 3M che aggrappa fin dalle prime battute e non rilascia bave o residui in caso di correzione del giro.
I tappi di chiusura sono privi di expander (su tutti i modelli) e vanno così inseriti a pressione.
Passiamo alle sensazioni.
Le soluzioni gommate (es. Lizard Skin) personalmente non mi fanno impazzire. Da una decina d'anni a questa parte i nastri in PVC puntinati sono in cima alle mie preferenze.
Qui il grip c'è, ma allo stesso tempo non si avverte sulle mani quella sensazione di essere quasi incollati al manubrio. Certo è una questione di gusti, di abitudini e anche di sudorazione.
In sostanza, il Roubaix Dots, si pone a metà strada tra aderenza e comfort senza troppe esasperazioni.
Di contro il nastro pur essendo impermeabile e resistente ai raggi UV, richiede qualche minuto in più rispetto ad altri prodotti per asciugarsi completamente.
Su strada la presa è sicura e una volta stretta la mano c'è sempre un minimo di libertà di manovra anche indossando un guanto.
Rispetto a soluzioni minimali l'effetto ammortizzante non può passare inosservato.
Dettaglio da non trascurare: il nastro manubrio Nabico Roubaix Dots si lava molto facilemente ed è possibile rimuovere lo sporco più ostinato (es. olio catena) con un semplice panno in microfibra e una goccia di sapone neutro.
In conclusione
"Cosa volete che sia un nastro manubrio... Meno pensieri e pesate a pedalare".
In realtà parliamo di un componente che diventa vera e propria interfaccia tra bicicletta e ciclista. E pedalata dopo pedalata ognuno di noi trova inevitabilmente le soluzioni tecniche più consone soprattutto quando di mezzo ci sono i tre famosi punti di contatto: sella, pedali e, appunto, manubrio.
Non abbiamo potuto eseguire un test di lunga durata per cui l'unica incognita è la resistenza all'usura, una dimensione che ha a che fare con diverse variabili.
Nabico consiglia il cambio ogni 6-12 mesi a seconda delle condizioni d'utilizzo, ma è facile intuire che siamo di fronte ad un prodotto di una certa qualità.
A metà strada tra gusto personale e considerazione tecnica c'è da dire che uno spessore leggermente superiore (3 mm) non stonerebbe affatto.
Da non sottovalutare la possibilità di personalizzare il nastro con grafiche, colori e stampigliature anche per piccole quantità.
Un servizio che Nabico dedica ad aziende e gruppi sportivi e che è possibile attivare scrivendo a info@nabico.it.
Nastro manubrio Nabico Roubaix Dots: caratteristiche tecniche
Lunghezza: 2.000 mm
Larghezza: 30 mm
Spessore: 2,5 mm
Materiale: PVC
Design: puntinato
Tappi: a pressione in composito
Versioni disponibili: Dots tinta unita (bianco e nero), Flow con motivi geometrici (acqua marina, oro, rame, rosso)
Peso rilevato: 135 gr (con tappi di chiusura)
Prezzo: 27,50 euro
Per maggiori informazioni: nabico.it
Il nastro manubrio è stato oggetto di una curiosa innovazione vista per la prima volta a Eurobike. Qui sotto tutti i dettagli.
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Sull'autore
Giovanni Bettini
"I poveri sono matti" diceva Zavattini. Anche i ciclisti oserei dire. Sono diventato "pazzo" guardando Marco Pantani al Tour de France 1997 anche se a dire il vero qualcosa dentro si era già mosso con la mitica tappa di Chiappucci al Sestriere. Prima le gare poi le esperienze in alcune aziende del settore e le collaborazioni con le testate specializzate. La bici da strada è passione. E attenzione: passione deriva dal greco pathos, sofferenza e grande emozione.
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