Le ruote Campagnolo Levante dedicate al gravel hanno fatto il loro debutto mondiale lo scorso mese di aprile.
Il marchio vicentino fondato da Tullio Campagnolo nel 1933 va così ad affiancare al gruppo trasmissione Ekar 13v una ruota versatile che non tradisce le aspettative. Dall'agonismo fino al gravel adventure.
Le migliori tecnologie Campagnolo in fatto di ruote, grazie alle Levante, trovano nuove declinazioni ed un'inedita destinazione d'uso. A differenza delle Shamal, che nel corso dei decenni hanno subito un'evoluzione importante (da ruote per la velocità a ruote all road) le Campagnolo Levante sono di fatto la prima applicazione in ambito gravel vero e proprio dell'azienda vicentina.
Un modello apprezzato anche dall'ex Pro’ australiano Nathan Haas che utilizza le Levante sulla sua Colnago GX-3 quando il fondo stradale non è particolarmente veloce e prevede tratti di single track.
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Le ruote utilizzate per il test erano dotate di coperture tubeless Vittoria Terreno Dry da 38 mm e completavano l'allestimento di una bici Open U.P..
Un marchio di nicchia fondato da Andy Kessler (ex CEO di BMC) e da Gerard Vroomen, che in molti ricorderanno come co-fondatore di Cervélo assieme a Phil White. L'intenzione di Vroomen (che detiene anche alcune quote di 3T e ricopre per questo marchio il ruolo di head of design, ndr), è quella di proporre attraverso il marchio Open, biciclette gravel in fibra di carbonio d'alta qualità puntando sul rapporto familiare con negozianti e ciclisti.
Risultato: una bici che è stata in grado di esaltare le caratteristiche delle nuove Campagnolo Levante e che ha reso un po' più difficile trovare punti deboli e dettagli da migliorare.
Il test è stato eseguito percorrendo più volte, in giornate e condizioni differenti (mai con fondo bagnato/umido) un circuito di 6,8 km e 303 metri di dislivello caratterizzato da fondo a grana fine ed un single track.
Oltre a questo percorso ho messo alla prova le ruote su due percorsi ad anello situati nelle zone a ridosso dell'Altopiano di Asiago, un territorio che ben si sposa con il gravel ed ogni sua forma e che non a caso ha ispirato Campagnolo. Ekar, infatti, è il nome di una delle cime di questa località tra Veneto e Trentino.
Cerchio in carbonio mini hookless
Lo ammetto: ho un debole per le ruote Campagnolo che hanno sempre accompagnato le mie stagioni agonistiche.
Oltre a questo ho avuto l'opportunità di lavorare per l'azienda di Vicenza presso il service center. Potrebbe essere un dettaglio tendenzioso: tutt'altro. Da Campagnolo, per via delle mie esperienze passate, mi aspetto molto ed in generale l'asticella è sempre piuttosto alta.
Il cerchio asimmetrico in fibra di carbonio unidirezionale (UD) con altezza profilo da 30 mm e canale interno da 25 mm (esterno 30,6 mm), standard in linea con prodotti competitor in ambito gravel, costituisce l'anima delle Levante, omologate secondo i parametri dettati dallo standard ASTM 2.
Significa che le ruote sono dedicate a "percorsi asfaltati e fuoristrada con salti inferiori a 15 cm". Un dettaglio non da poco in questo momento storico di passaggio dove in certi casi le ruote ad uso stradale vengono riproposte nelle gamme gravel.
La ruota in carbonio può stonare all'orecchio di qualche appassionato, in realtà la possibilità di modulare pelli e resine permette di stampare un cerchio che è in grado di rispondere meglio alle sollecitazioni rispetto ad un cerchio in lega di alluminio ricavato per estrusione, che presenta caratteristiche omogenee lungo tutta la superficie del cerchio.
Campagnolo ha applicato anche sulle Levante la tecnologia brevettata H.U.L.C (Hand Made Ultra-Light Carbon), la stessa utilizzata sui cerchi delle Bora Ultra WTO. A seguito della stampa non ci sono finiture o lavorazioni aggiuntive se non di carattere estetico.
Ero scettico, invece, sul cerchio mini-hookless (né carne, né pesce) che accoglie una pista interna totalmente sigillata.
In realtà si tratta di una lavorazione che risponde agli standard minimi E.T.R.T.O. per il doppio utilizzo: camera d'aria e tubeless (2-Way Fit). Una condizione che di fatto mi ha permesso di utilizzare il tubeless con maggior serenità e senza notare particolari criticità.
Infine l'estetica...
Non conta dal punto di vista tecnico, ma può fare la differenza e le grafiche laser Luxury Finish (C-LUX) restituiscono una superficie pressoché liscia dotata di una buona dose di eleganza che esalta il carbonio UD a vista.
Mozzo e raggi
Campagnolo rimane fedele al mozzo cono-calotta in alluminio ricavato dal pieno anche in ambito gravel.
Scelta giusta o da rivedere? Solo il tempo potrà dare una risposta definitiva. Durante il test le ruote non hanno manifestato frizioni o anomalie in grado di influenzare la scorrevolezza, ma c'è anche da dire che non ho mai esposto ripetutamente le Levante a condizioni estreme (fango, pioggia, etc).
Se con un sistema a cuscinetti sigillati è possibile eseguire una revisione mozzo al volo anche a bordo strada (caso raro, ma possibile se pensiamo ad avventure in solitaria ed in luoghi impervi), questa condizione è più complessa con un mozzo cono-calotta che a livello prestativo è migliore di un cuscinetto sigillato, soprattutto quando le forze torsionali raggiungono una certa entità.
Certo è che in fase di lavaggio e manutenzione bisogna prestare qualche attenzione in più.
Ruota anteriore e posteriore presentano entrambe 24 raggi in acciaio a testa dritta dotati di doppio spessore e schema 12+12 (lato destro e sinistro) con incrocio in seconda. I nippli sono esterni. E qui si innesta (forse) l'unico punto debole di queste Levante.
Ruote Campagnolo Levante: impressioni in sella
La qualità è elevata in linea con lo standard ruote Campagnolo.
Il cerchio in carbonio restituisce una ruota morbida, "dolce" e piacevole fin dalle prime pedalate su fondo sterrato, anche scassato assimilabile ad un percorso MTB Xc. Una caratteristica che si apprezza anche durante la fase di atterraggio dopo aver affrontato piccoli salti. Le Levante lasciano spazio al divertimento e propongono una visione non troppo impostata.
Io le ho utilizzate con pressioni tra i 2,5 bar ed i 3,2 bar.
Se da un lato la ruota risulta piacevole quando viene messa alla frusta su fondo scorrevole e veloce lascia qualcosa sul piatto in termine di trasmissione della potenza.
In sostanza ad intensità elevate (es. partenza da fermo) durante le prime pedalate l'impressione è che la ruota (posteriore in particolare) tenda a flettere leggermente senza comunque andare in deficit di trazione.
Ok... Situazioni che in genere chi va in bici per puro piacere di solito non vive, ma se devo trovare un punto debole alle Levante direi che quest'ultimo sta nei raggi.
Non tanto nella tecnica di costruzione quanto piuttosto sul componente. Forse si tratta di una preferenza personale che rischia magari di spostare l'ago della bilancia verso una dimensione più corsaiola. Aumentare la struttura del raggio però permetterebbe di salvaguardare di più la rigidità sacrificando qualcosa in termini di comodità.
Un equilibrio non facile da trovare e rivedere, ma auspicabile per una ruota che nonostante tutto mantiene una forte vocazione sportiva e che viene impiegata in contesti che hanno a che fare con l'agonismo come l'UCI Gravel World Series.
Per maggiori informazioni: campagnolo.com
Qui sotto tutti i dettagli tecnici delle ruote Campagnolo Levante.
Campagnolo Levante: le nuove ruote gravel che affiancano il gruppo Ekar
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Sull'autore
Giovanni Bettini
"I poveri sono matti" diceva Zavattini. Anche i ciclisti oserei dire. Sono diventato "pazzo" guardando Marco Pantani al Tour de France 1997 anche se a dire il vero qualcosa dentro si era già mosso con la mitica tappa di Chiappucci al Sestriere. Prima le gare poi le esperienze in alcune aziende del settore e le collaborazioni con le testate specializzate. La bici da strada è passione. E attenzione: passione deriva dal greco pathos, sofferenza e grande emozione.