Ma cosa stai facendo?
Ma non vedi che piove?
Se avessi dovuto ascoltare questa vocina, quella del raziocinio, sai quante cose non avrei fatto nella vita?
E anche oggi non l’ho fatto.
Proprio me ne sono infischiato.
“L’uomo non è solubile in acqua” mi son detto e se c’è quel prurito dentro, quella voglia irrefrenabile che ti dice “pedala, caxxo, a qualunque costo!” io pedalo.
E, anzi, ringrazio il Cielo di questa pioggia e di questa voglia di sfida che mi sta cadendo a gocce sulla testa.
Ma stai a casa e fai altro!
E continua, lei, a impartire lezioni di saggezza, mentre io ormai ho la bici sottobraccio e le scarpe in mano.
Casco allacciato, luci Led (lampeggianti) accese, giacca antipioggia (che farà quel che può fin che potrà) e un’idea di itinerario senza salite o discese.
Cioè l’itinerario più salutare in caso di pioggia.
Ed eccomi qui.
Pronto, come non lo sono mai stato, per stare in sella, costi quel costi.
Perché, cara mia vocina del raziocinio, stai dimenticando che, sì, piove, ma questa di inizio ottobre è l’ultima pioggia che riuscirò a tollerare.
E non voglio farmela scappare.
Poi, più avanti, quando il cielo sarà plumbeo potrò fare due cose, anzi, tre:
- sognare il bel tempo e la bella stagione
- allenarmi indoor con Zwift, Tacx e via dicendo
- oppure cambiare sport per un po’
La strada è già bagnata e le gomme più sgonfie di 0,3 bar sono state una scelta di saggezza.
Piove.
Ma non fa freddo.
Mi sento bene.
Sono in una situazione di scomodità piacevole.
Assurdo, vero?
Eppure se ci pensi in bici accade spesso così.
In fondo ce l’andiamo proprio a cercare, perché se le cose sono facili e le strade si accorciano il risultato non ci fa felici.
E quando impari a stare comodo su una bici di carbonio con ruote di carbonio allora sei diventato un king.
Io intanto pedalo.
Le gambe girano e le scarpe sono inzuppate già da un pezzo.
Entra acqua ad ogni pedalata.
Esce acqua ad ogni pedalata.
Metto via gli occhiali, perché sono appannati e senza si sta meglio.
Gli schizzi negli occhi sono tollerabili, come quando sei sott’acqua con gli occhi aperti: dopo un po’ ti ci abitui.
Dal casco scendono rigagnoli d’acqua ogni volta che abbasso lo sguardo verso il cambio.
Una doccia continua.
Il naso è freddo come uno spuntone di roccia che resiste ad acqua e vento.
Questa pioggia è benedetta.
Liberatoria.
Quando becchi una giornata così puoi solo essere grato di aver avuto del tempo libero e di aver ascoltato la bestia dentro che ti ha spinto a pedalare contro ogni se e ogni ma.
Quando la pioggia ti arriva sulla lingua mi ricorda gli allenamenti da ragazzino.
Il sapore della pioggia in bici è vagamente dolciastro e non so dirne la provenienza.
Anzi, preferisco non saperlo.
Mi basta che sia finita casualmente sulla lingua e abbia attivato questo ricordo.
Quanto posso durare sotto una pioggia del genere?
Di fermarsi in un bar non se ne parla, quindi ritmo regolare fino alla fine dell’itinerario.
Fino a che ne ho.
Le gambe diventano dure, perché la pioggia raffredda i muscoli.
Salgo di due denti.
Le gambe girano un po’ più veloci.
Sono in quella soglia critica in cui puoi fare due cose: molli, ti accontenti e torni indietro oppure vai oltre, resisti e porti a casa ciò che ti eri prefissato.
Quello che ho scelto di fare oggi lo stai leggendo in questo momento.
Quando piove non senti più nulla.
Forse non senti più nemmeno la fatica.
O almeno non nel modo in cui sei abituato.
C’è tanto rumore.
Le auto che passano fanno un bel fragore.
La giacca che sventola.
Le gocce che ti cadono addosso e sbattono sul telaio e sul casco.
La ruota anteriore solca quello strato d’acqua sull’asfalto.
Il vento: c’è o non c’è?
Non si sente.
C’è qualcosa di acquatico nel pedalare sotto la pioggia.
Tanto rumore e allo stesso tempo è tutto così ovattato.
Ma perché lo faccio?
Te lo dico subito: non per preparare le gare.
Lo faccio per me.
Per la ricerca di emozioni, sensazioni, conquiste e racconti.
Sì, racconti.
Storie di strada.
Sai come si vive la strada in bici?
Stai dalla tua parte, ascolta il cuore e vai dritto.
Impara a resistere e a non farti spaventare troppo dalla strada.
Dalla pioggia.
Dal freddo.
O dal caldo.
Ama la fatica e perdonala se a volte sembra brusca, malevola, arcigna, incessante e insopportabile come una valigia inspiegabilmente pesante.
Hai scelto di stare in sella perché stai aspettando di aprire quella valigia, di aprire il vaso di Pandora e di vedere quale meraviglia ci sarà dentro questa volta.
Ogni volta è così.
Ogni volta.
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Dalla Mtb, alla bici da strada, passando per una e-Mtb e se capita anche una gravel bike. La bicicletta è splendida in tutte le sue forme e su BiciDaStrada.it, di cui sono il fondatore e il direttore, ci concentriamo sulla tecnica, sulle emozioni, sui modi per migliorarsi e soprattutto sul divertimento. Quello che fa bene al cuore, alle gambe e alla mente. Pedali agganciati!